Fuga dalla nave in tempesta: Varoufakis eroe o parodia di Zalone?
Il primo eroe bipartisan della sinistra e della destra anti-europeista, il mastino stempiato della trattativa con i creditori “terroristi”, la spina nel fianco cicciotto della Merkel, il bel tenebroso che in moto e in t-shirt sfida i burocrati in giacca e calzino corto di Bruxelles: Yanis Varoufakis era tutto questo, fino a stamattina, quando ha annunciato le sue dimissioni da ministro. Ieri sera era in tv, con maglietta aderente, sorrisone soddisfatto e poche parole senza replica ai giornalisti, oggi è comparso su Twitter con l’annuncio dell’addio, per svignarsela, senza troppe spiegazioni, se non una generica assunzione di responsabilità per non “ostacolare le future trattative”. Cos’è accaduto nella notte? Nulla, era tutto premeditato, da buon furbacchione qual è il moto-ministro di Tsipras. La Grecia, che ha trionfato sulla Merkel per la gioia di tutti gli euroscettici, ora si ritrova però in un angolo incerto, buio, dove – che piaccia o no – l’ha portata lui. E doveva essere lui, con Alexis Tsipras, a tirarla fuori, non solo con un referendum, ma con un accordo – magari meno oneroso – che però desse al popolo greco la possiiblità di mangiare, vivere, ritirare le pensioni. Varoufakis, invece, sul più bello, se ne va. E buonanotte ai creditori.
La rapida parabola di Varoufakis
La parabola di Yanis Varoufakis, il ministro delle Finanze meno incravattato del mondo, s’è dimesso proprio quand0 c’era da fare il lavoro più difficile, ricucire, convincere, capitalizzare il referendum. Ma la strada della fuga il bel paraculoso se l’era preparata nei giorni scorsi, prima annunciando che in caso di vittoria del sì sarebbe andato via, sia scaricando sui creditori quell’accusa di terrorismo che oggi gli consente di filarsela via dalla prima linea con una buona scusa, visto che in questi mesi è stato al centro delle interminabili trattative per trovare un’intesa sostenibile sul buco dei conti di Atene. Ma a Bruxelles, ormai da tempo non godeva più di fiducia e grande stima. Tanti negoziatori facevano trapelare la loro insofferenza nei suoi confronti, a differenza di Tsipras che comunque ha sempre mantenuto un contatto, anche umano, con i vertici delle istituzioni Ue. Ma mollare sul più bello (o sul più brutto, dipende dai punti di vista), proprio adesso, è troppo facile e forse avvicina Varoufamìkis davvero a quello stereotipo affibbiatogli ieri sera da Maurizio Gasparri, che lo vede più come un Checco Zalone medioman dei film comici che come un eroe contemporeano. Scappare sulla nave in tempesta, però, lo avvicina anche al modello Schettino. Peccato, Yanis, mollare così sul più brutto, perché?