Grecia, Schaeuble propone la Grexit a “tempo”. Ma l’Ue: «Non è praticabile»
Grecia, tornano a volare i falchi. Non è bastato il voto del parlamento greco che ha approvato un piano di austerità da 12 miliardi. L’Europa non si fida più. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha proposto una Grexit per cinque anni, tempo in cui la Grecia potrebbe ristrutturare il suo debito. È quello che scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung am Sonntag, secondo un’anticipazione, citando un documento del ministero delle Finanze. “Mancano ambiti centrali di riforma per modernizzare il Paese – si legge in una posizione del ministero – e produrre crescita e sviluppo sostenibile nel lungo periodo”. Mancano “i presupposti per un nuovo programma di aiuti basato su 3 anni”. Fonti diplomatiche Ue demoliscono però la proposta tedesca: ” L’idea di una Grexit a tempo non può essere presa sul serio perché è legalmente infattibile, senza senso economico e non in linea con la realtà politica”.
Le banche della Grecia a rischio di fallimento
La situazione per la Grecia potrebbe farsi a questo punto drammatica: se falliscono le trattative, sono le banche greche – in particolare almeno una delle quattro maggiori: National Bank of Greece, Eurobank, Piraeus Bank e Alpha Bank – e non solo il governo ad andare in bancarotta. Ed è questa realtà che martedì scorso, secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche presenti, ha spinto Alexis Tsipras a compiere la inversione a U culminata con l’approvazione in parlamento di una proposta di riforma più dura del 50% rispetto a quella rifiutata col referendum del 5 luglio. In Grecia le banche sono chiuse dal 29 giugno. Due settimane di contante razionato, di trasporti pubblici gratuiti, preoccupano la gente, ma se la vita quotidiana ad Atene è ancora apparentemente (quasi) normale, gli effetti cominciano a farsi sentire anche sulle attività delle piccole e medie imprese. Decine gli esempi: dai commercianti di carne che non hanno contanti per pagare gli allevatori ai benzinai sulle isole che stanno cominciando a finire le riserve. “Senza contanti non possiamo farci consegnare il carburante, perché ormai ci chiedono i soldi in anticipo” spiega un distributore di Paros. Il peggio tocca però proprio all’industria bancaria, che finora si è retta sull’Ela, la liquidità di emergenza fornita dalla Bce e bloccata a quota 89 miliardi di euro da lunedì scorso. Nonostante il blocco dei capitali, riferiscono fonti bancarie, il sistema ha continuato a perdere 100 milioni di euro al giorno.