Intercettazioni, Forza Italia: «Sulla “ricattabilità“ di Napolitano vogliamo la verità»
Chi di intercettazione ferisce, di intercettazione perisce o, quanto meno, rischia di perire: non personalmente Renzi quanto il “suo” Pd, sempre più barcollante sotto i colpi di defezioni sempre più copiose, di sondaggi sempre meno incoraggianti e di iniziative giudiziarie (non ultima quella che sta svelando il sistema di relazioni pericolose tra Coop rosse e camorra e che ha portato un pezzo grosso dell’Antimafia istituzionale, l’ex-senatore Lorenzo Diana, una vita nel Pci-Pds-Ds-Pd prima di approdare alla corte di de Magistris, ad essere indagato dalla Dda di Napoli con l’accusa di concorso esterno) sempre più insistite.
Il pm Ardituro: «Un errore divulgare le intercettazioni, ma il Csm non interverrà»
Proprio dal fascicolo delle intercettazioni allegate all’indagine sulla metanizzazione nel Sud ad opera della Cpl-Concordia di Modena è spuntata fuori (sul Fatto quotidiano) una conversazione, dal contenuto penalmente irrilevante, tra Renzi, all’epoca solo leader del Pd ma non ancora premier, ed il generale Michele Adinolfi, attuale numero due della Guardia di Finanza. Al telefono i due parlano un po’ di tutto: dalla «incapacità» di Enrico Letta (che di lì a poco sarebbe stato infatti disarcionato da Palazzo Chigi), al «rimpastino-rimpastone» che ne avrebbe dovuto modificare l’assetto del governo fino ad alcuni obliqui riferimenti all’allora capo dello Stato, Giorgio Napolitano, di cui lasciano trasparire una condizione di ricattabilità (decisamente negata da Adinolfi) da parte di Gianni De Gennaro e di Gianni Letta che avrebbe portato alla nomina di Capolupo al vertice delle Fiamme Gialle. Insomma, ce n’è abbastanza per far ripartire il tormentone sulla opportunità di pubblicare conversazioni intercettate ma del tutto estranee all’ambito delle indagini. Ma soprattutto per alimentare il fuoco polemico sul loro contenuto politico. Sul primo fronte, ad intervenire è il magistrato Ardituro, già in forza alla Dda di Napoli ed ora nel Csm, per il quale l’inserimento di conversazioni penalmente irrilevanti negli atti pubblicabili è ascrivibile ad «un errore». Quanto al possibile intervento del Csm, Ardituro tira il freno a mano: «Non corriamo – dice -, se qualcuno segnalerà qualcosa, nostro dovere è verificare».
Brunetta: «Renzi la smetta con i tweet e faccia chiarezza su Napolitano»
Ma è il fronte politico quello più caldo. E per un Fabrizio Cicchitto, del Ncd, che intravede una manovra di destabilizzazione del governo che però «non deve provocare allarme purché si abbia consapevolezza che c’é qualcuno che pesca nel torbido», c’è un Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, che affida ad un tweet la sua posizione sull’intercettazione pubblicata dal quotidiano diretto da Marco Travaglio: «Renzi-Napolitano – vi si legge -: vogliamo la verità, non la veritweet». E chissà se mai arriverà.