Una legge per salvare l’ex azienda di De Benedetti? Bufera nel governo
Ci sono i migliaia di morti per tumore da inquinamento che aspettano giustizia. Ma che importa. L’importante è “salvare” l’ex-azienda di Carlo De Benedetti, quella Tirreno Power, partecipata della Sorgenia, fondata dall’imprenditore icona della sinistra, che gestisce insieme alla francese Gas de France la centrale a carbone di Vado Ligure fonte di tanti, troppi morti. E dunque «una porcata» ci può stare, una belle leggina ad personam, alla faccia dei morti, per consentire all’azienda di aggirare le rigide prescrizioni ambientali.
Ci pensano gli uomini del governo Renzi, incastrati – ma questo all’epoca nessuno ancora lo sa – dai militari del Noe, il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di cui è vicecomandante Sergio Di Caprio, l’ex-Capitano Ultimo, a trovare la soluzione. I colloqui, imbarazzanti, che emergono dalle intercettazioni sono uno spaccato perfetto dell’era Renzi. Una fotografia di come davvero funziona l’Italia ai tempi dell’ex-rottamatore Pd. Altro che giustizia&merito. Ci sono due funzionari del ministero dell’Ambiente, Giuseppe Lo Presti e Antonio Milillo, costretti a turarsi il naso per avallare la “porcata” firmata politicamente. C’è il braccio destro di Renzi, il piddì Massimo De Vincenti, già viceministro dello Sviluppo economico e oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio che si da da fare per «suggerire la strada a Tirreno Power per aggirare le prescrizioni». E c’è una formidabile coppia di donne a completare il quadro d’assieme: Federica Guidi, ministra dello Sviluppo Economico, imprenditrice ed ex-amministratore di Ducati Energia nonché ex-presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria e Paola Severino, già ministro della Giustizia del governo Monti, onerosissima avvocato di grido – legale, fra l’altro, di Romano Prodi e, oggi, della Tirreno Power – e moglie dell’ex-commissario Consob Paolo Di Benedetto. Quando si dice i poteri forti.
In 110 pagine i militari del Noe ricostruiscono la vicenda cucendo assieme i vari colloqui intercettati. Emerge in maniera dirompente il tentativo di approvare una norma ad hoc per aiutare l’ex-azienda di De Benedetti. Emergono le manovre, le pressioni lobbistiche, perfino gli sforzi per far aprire un’indagine al ministero della Giustizia contro il magistrato “rompiscatole” che vuole vederci chiaro.
Al centro della vicenda, come detto, la Centrale di Vado Ligure a cui i magistrati imputano migliaia di morti per tumore. La preoccupazione dei molti intercettati dai carabinieri del Noe che cristallizzano colloqui sconcertanti è quella di aggirare le normative. E dunque ecco la legge ad personam. Approvata dal ministero dell’Ambiente ma progettata e redatta in altre stanze, al ministero dello Sviluppo Economico. Secondo i militari è dall’incontro fra la Guidi e la Severino che nasce la vicenda. Ma è il pragmatico piddì De Vincenti a suggerire il come.
«Un’altra porcata da fare, ho le mani lorde di sangue»
Il punto è che la Centrale è finita sotto sequestro. E così la Tirreno Power, che gestisce la Centrale, presenta una nuova richiesta di Aia, l’Autorizzazione Integrata Ambientale affermando che «se si fosse proceduto al riavvio degli impianti, sin da subito si sarebbe potuto garantire una sostanziale riduzione delle emissioni». E qui che De Vincenti si attiva per «suggerire la strada a Tirreno Power per aggirare le prescrizioni». E da un’intercettazione ambientale arrivano le sorprese:«dall’ambientale – scrivono i militari dell’Arma nella loro reazione – emerge ancora come l’avvocato Paola Severino abbia a questo proposito un incontro con il ministro Guidi».
Il resto lo svelano le intercettazioni dei due funzionari del ministero dell’Ambiente: «Cerchiamo di fare una porcata… che almeno sia leggibile», dice uno all’altro, consapevole di ciò che stanno combinando, costretti dalla politica che ordina e pretende. «Non potrà mai essere pulita» replica l’altro ammettendo di sentirsi «le mani lorde di sangue». Si tratta di “vestire” di credibilità ambientale quel provvedimento arrivato già confezionato dal ministero della Guidi. «E meno male che siamo al ministero dell’Ambiente», ironizza uno dei due funzionari. «Abbiamo una porcata da fare in trenta minuti, scritta da loro, dallo Sviluppo Economico – dice esplicitamente uno dei due funzionari – Mi sputerei in faccia da solo. Stiamo scrivendo un’altra norma porcata… c’ho un conato».
Se i due sembrano avere una sorta di reazione etica per ciò che stanno combinando, altra e ben diversa è la posizione di altri personaggi coinvolti. Come il direttore di Tirreno Power, Massimiliano Salvi che si chiede se «non si può fare un esposto al Csm. Non si può fare aprire un’indagine al ministero della Giustizia?». Gli investigatori del Noe ipotizzano che si stia cercando di far perseguire i magistrati titolari dell’inchiesta sulla Centrale. E’ Francesco Claudio Dini, ex-direttore Affari Generali del Gruppo Cir e oggi nel Cda dell’Ansa e del Gruppo Espresso, a sintetizzare la situazione: «Su Tirreno pare esserci un buon allineamento… Claudio (Burlando, ndr) ha fissato una riunione». Peraltro tanto Burlando che il suo dirigente Gabriella Minervini «si lamentano addirittura che i pareri rinforzano tantissimo la posizione del pm».