Nigeria, 2 donne kamikaze seminano morte in un mercato. E in Inghilterra…

3 Lug 2015 15:59 - di Bianca Conte

Nigeria: effetto domino. Due donne kamikaze uccidono 13 persone a poche ore dall’agguato di Boko Haram che ha trucidato in una moschea 97 fedeli raccolti in preghiera per il Ramadam. Le due si sono fatte esplodere in un mercato e ad un checkpoint a Maiduguri, nell’area nordorientale del paese africano. Uno scenario tragico ricostruito in base alla testimonianza di alcuni superstiti. Si tratta del quarto attacco in una settimana, dopo che lo stato islamico ha dato ordine ai suoi aderenti – in testa a tutti il movimento di Boko Haram – di incrementare le azioni durante il Ramadan. Il primo attacco è stato compiuto da un’adolescente in un mercato con un bilancio di 10 morti. Nel secondo una donna in un taxi si è fatta esplodere uccidendo un soldato e due passeggeri.

Nigeria sotto tiro. E la Gran Bretagna…

E mentre in Nigeria si contano le vittime del terrorismo di matrice islamica, in Inghilterra ci si prepara al peggio che ci si augura non si realizzi. Così, la più grande base dell’aeronautica Usa in Gran Bretagna ha deciso di annullare le tradizionali celebrazioni per la festa nazionale del 4 luglio per il timore di attacchi terroristici. Un allarme – e le conseguenti misure di sicurezza – riferito da fonti militari alla Nbc. Alla due giorni di festa, organizzata dalla Raf a Lakeneath e Suffolk, partecipano ogni anno migliaia di soldati americani e le loro famiglie. Non solo: in vista della festa dell’Indipendenza l’Fbi ha alzato al massimo il livello di allerta terrorismo in tutti gli Stati Uniti, soprattutto alla luce della recente ondata di attentati in Tunisia, Francia, Kuwait e, più che mai, in Nigeria.

I mille volti del terrorismo

E dalla Nigeria all’Inghilterra, da Boko Haram all’Isis, il terrorismo cambia volto ma non sostanza crudele, armandosi ora di kamikaze, ora di foreign fighters, debitamente catechizzati via internet e poi addestrati a dovere. Un fenomeno in crescente aumento, quello degli aspiranti terroristi islamici stranieri, meticolosamente monitorato con un lavoro di intelligence, aiutato da una più stretta cooperazione internazionale. Operazioni di contrasto a cui andrebbe affiancato, a detta degli esperti del settore, un lavoro da svolgere sul piano culturale e in grado di agire con particolare efficacia su soggetti facilmente avvicinabili e, dunque, pericolosamente reclutabili. E purtroppo ce ne sono tanti. Come drammaticamente dimostrato dai risvolti dell’indagine milanese che, solo due giorni fa, ha portato agli arresti di un’intera famiglia meridionale, trasferitasi nella provincia lombarda, e lì trasformata in integralisti islamici, prima sul web, poi in moschea.

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