“O la Rai o i gay”: l’ultimatum di NCD mette Matteo Renzi nei guai
Matteo Renzi ha poco più di tré settimane prima della pausa estiva e due riforme pesanti da far approvare m Senato. Ce la farà? Impossibile, o quasi. Quindi, gli toccherà scegliere: la Rai o le unioni civili. La prima, approvata in commissione, sta per approdare in aula ma porta con sé delusione e disapprovazione all’interno del Pd. La seconda, è inchiodata m commissione sommersa da 1.700 emendamenti monitorati dall’instancabile guardiano pro-family Carlo Giovanardi, che non gradisce le voci di un blitz renziano per favorire l’iter sulle coppie gay: «Non credo che il premier voglia fare la figura del cioccolataio, sa benissimo che l’aula è già strapiena di decreti da convertire e altre riforme da approvare».
Divisioni dem sulla Rai e governo debolissimo al Senato
Eppure la sinistra del Pd spinge per accelerare su un testo intorno al quale è possibile trovare maggioranze alternative, con l’aiuto di Sei e del M5S. Piuttosto, per qualcuno del Pd sarebbe molto meglio prendersi una pausa di riflessione sulla Rai, e trovare una scorciatoia sulle unioni civili. Michele Anzaldi, deputato dem e membro della commissione di Vigilanza Rai definisce «tafazzista» il compromesso partorito dalla commissione in Senato: «Passeremo ancora per lottizzatori. Il fatto che il presidente venga scelto da due terzi della Vigilanza ci costringerà a un inciucio con i Gasparri di turno». Se Renzi proverà davvero a forzare sulle unioni civili, è probabile che dovrà sacrificare la Rai. E lo dovrà fare superando pure le resistenze di Ncd.
1700 emendamenti depositati in commissione sulle unioni civili
Dentro il partito di Angelino Alfano in tanto sembra tornata la stagione dei veleni dopo l’offerta, ufficiosa, del ministero degli Affari Regionali a Gaetano Quagliariello. C’è chi, tra i neocentristi, intravede i contorni di uno scambio: Alfano si sarebbe speso per incassare un posto in più al governo, lasciando solo Giovanardi e i pasdaran cattolici a sbrigarsela sulle coppie gay, di fatto abbandonando la battaglia maggiormente identitaria per il Nuovo Centrodestra.