Rcs Sport patteggia la pena per i contributi pubblici incassati e non dovuti

6 Lug 2015 16:24 - di Paolo Lami

Non basterebbe un libro anche parecchio corposo per ricordare tutte le volte che il Corriere della Sera si è scagliato contro Silvio Berlusconi accusandolo delle peggiori nefandezze e pubblicando paginate di verbali. Resta peraltro celebre e indimenticato quell’editoriale di Paolo Mieli contro il Cavaliere e a favore di Prodi, editoriale che costò al quotidiano migliaia di copie perse per sempre in quella battaglia nella quale il Corriere, anziché mantenere posizioni equidistanti, si era andato a impantanare. Ma il tempo è galantuomo. E certe cose le restituisce con gli interessi. Capita così che oggi il Cavaliere , seduto sulla riva del fiume, possa guardare il cadavere del quotidiano scorrergli davanti, impallinato da una vicenda non proprio nobile. Si parla di migliaia di euro di contributi pubblici incassati da una società del gruppo Rcs, lo stesso che edita il quotidiano, e non dovuti.
La società in questione è Rcs Sport, company partecipata al 100 per cento da Rcs Media Group, che organizza eventi sportivi di vario genere ma tutti molto importanti: dal Giro d’Italia alla Milano Sanremo, dalla Milano City Marathon alla Gran Fondo Giro d’Italia.
Cosa ha combinato la società gemella del Corriere della Sera che, attraverso i propri legali, ha chiesto al gip, ottenendolo, di patteggiare una pena pecuniaria di 250,000 di euro? Rcs Sport, che è indagata in base alla legge 231 per la responsabilità delle imprese in reati come l’indebita percezione di erogazioni pubbliche, è indagata nell’ambito di un’inchiesta su un ammanco milionario nelle casse della società che organizza eventi sportivi.
Il bello è che le indagini, coordinate dal pm Adriano Scudieri, erano inizialmente partite proprio da una denuncia presentata da Rcs Sport contro una funzionaria dell’azienda per un ammanco da 15 milioni di euro. Ma dai successivi accertamenti è emerso, invece, che la società avrebbe ottenuto, tra il 2008 e il 2011, contributi pubblici senza averne i requisiti. La situazione si è insomma ribaltata.
A quel punto si è cercata una via d’uscita. E nei giorni scorsi i legali di Rcs Sport hanno raggiunto l’accordo con il pm per il patteggiamento, oggi anche accolto dal gup di Milano Elisabetta Meyer, per una pena pecuniaria di circa 250 mila euro.
Oltre a Rcs Sport, sono 10 le persone indagate, accusate a vario titolo di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falso in scrittura privata, peculato, ricettazione e reati fiscali. Tra queste gli ex-dirigenti della società Giacomo Catano e Michele Acquarone. Secondo le accuse, alcuni indagati si sarebbero appropriati di una somma di circa 15 milioni di euro. Il denaro, versato da Rcs Sport a una decina di associazioni e comitati che collaboravano con la società per organizzare eventi sportivi sponsorizzati, come le celebrazioni del centenario del Giro d’Italia, la Milano Marathon ed altre iniziative legate al mondo del basket, del golf e del ciclismo, sarebbe quindi “sparito” dalle casse. Alcuni degli indagati, inoltre, presentando documenti falsi sarebbero riusciti a ottenere contributi pubblici per circa 450 mila euro da parte delle Regioni Lombardia e Piemonte, della Provincia di Milano, dei Comuni di Milano, Genova, Udine, Torino e Parma e di altri enti pubblici del Nord Italia. Somme di denaro che, sempre secondo le accuse, avrebbero incassato senza averne i titoli.

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