Sos Campidoglio, rimpasto alle porte. E Marino, alle corde, insiste a restare
Campidoglio, gli scossoni dell’interminabile “dopo-Mafia Capitale” minano di ora in ora stabilità e credibilità della giunta che lo abita e che amministra Roma: la “città eterna”, la cui dignitosa sopravvivenza è messa duramente alla prova da un’amministrazione capitolina che annaspa nei problemi che dovrebbe riuscire a risolvere. Una capitale sommersa dai rifiuti, in preda alla criminalità e in ostaggio delle controversie tra il sindaco Marino e il Pd, partito di cui il primo cittadino è emanazione.
Sos Campidoglio
«Neanche dopo le dimissioni del Vicesindaco Nieri, che rappresentano di fatto l’ennesimo fallimento della maggioranza, Marino vuole prendere atto che non ci sono più le condizioni per far proseguire la sua esperienza amministrativa», hanno dichiarato la Coordinatrice del Lazio del Ncd, Roberta Angelilli, e il Capogruppo in Campidoglio, Roberto Cantiani, sottolineando come la capitale sia di fatto «bloccata dall’inefficienza amministrativa e dalla fragilità politica di una maggioranza in crisi e compromessa dall’inchiesta Mafia Capitale». «È inaccettabile», gli ha fatto eco Alfio Marchini nel day after della brutale rapina nella centrale via dei Gracchi che ha provocato la morte di un gioielliere romano. «Ormai la nostra città è un far west – ha aggiunto Marchini – abbiamo bisogno di più forze dell’ordine, di più controllo del territorio e della certezza della pena. Abbiamo bisogno di un sindaco che si faccia sentire con il Governo. Abbiamo bisogno di un sindaco che governi Roma e che la ami. Purtroppo abbiamo Marino»…
Ignazio Marino alle corde
Un sindaco, insomma, Ignazio Marino, che proprio non vuole arrendersi e fare un passo indietro: neppure di fronte l’amara realtà di una squadra che perde pezzi a ogni incerto passo. Neppure di fronte le enormi difficoltà gestionali incontrate sul fronte del traffico, della viabilità urbana, della raccolta dei rifiuti, dei campi rom abusivi, della micro e macro criminalità metropolitana, delle emergenze abitative, dei rincari dei balzelli comunali – da quelli della ztl alle tasse sui serivizi – e quant’altro: racchiudendo nel termine quant’altro tutta una serie di problemi quotidiani con cui ogni singolo romano si trova a fare i conti tutti i giorni, a più riprese. E allora, nei giorni che seguono le dimissioni improvvise del vicesindaco Luigi Nieri (Sel), una riunione con il primo cittadino nella sede del Nazareno, tenutasi mercoledì – ha provato a ricomporre il tormentato “puzzle” della giunta. Un summit di circa un’ora che dal Campidoglio si sono affrettati a definire «di routine» ma che, con ogni probabilità, è servita per fare il punto proprio sul futuro politico del Campidoglio: o meglio, a parlare di rimpasto. L’ultimo, responso di Alfano permettendo. I rumors, dunque, si rincorrono da 24 ore soprattutto: il rimpasto è alle porte, e i nomi all’orizzonte sono vari. E visto l’addio di Nieri, nel ritocco alla giunta – che a questo punto si prospetta più corposo di quanto inizialmente previsto – potrebbero inserirsi anche le ipotesi di un assessore in quota Sel, come quelle pronte a rinverdire “vecchie conoscenze del Campidoglio” di veltroniana memoria. Intanto, mentre si ragiona sui nuovi innesti e qualche dipartita (per ora le dimissioni dell’assessore ai trasporti Guido Improta – anche lui tirato in ballo tra i possibili vicesindaco – restano concrete), l’alleanza cittadina tra Pd e Sel scricchiola. E non poco. L’uscita di scena del vicesindaco vendoliano ha infatti agitato le acque. E tra acque torbide, agitate, bollenti, il corso da seguire sembra poter essere uno soprattutto: trovare un vicesindaco in grado di salvare la città dai suoi mali… e dal suo sindaco.