A SIrte l’Isis decapita e crocifigge altre quattro persone. Ma l’Italia «negozia»

25 Ago 2015 13:48 - di Giovanni Trotta
Terroristi dell'Isis

Ancora non si è spenta l’eco delle reazioni al video dell’Isis in cui il terrorista inglese Jihadi John minaccia di tagliare le teste nel Regno Unito, che un nuovo video dell’orrore dell’Isis in Libia. I jihadisti a Sirte hanno assassinato quattro libici, tra cui un combattente di Fajr Libya, considerato una spia. I terroristi hanno poi legato a una croce di legno il corpo di quest’ultimo e lo hanno esposto al pubblico a scopo di avvertimento per gli abitanti. Lo riferiscono testimoni. Le altre vittime non sono state identificate. Al Arabiya ha pubblicato una foto presa dal video dei jihadisti dove si vede un uomo vestito in tuta arancione, colpito a morte e poi crocifisso. Fajr Libya è la milizia che per il momento detiene il potere a Tripoli. A metà agosto l’Isis aveva decapitato e crocifisso dodici combattenti delle milizie salafite libiche impegnate a cacciare i jihadisti da Sirte. Prosegue dunque l’offensiva del Califfato contro l’Occidente  sin particolare contro i cristiani: la loro ultima minaccia è di appena 24 ore fa: «La Libia è la porta per arrivare a Roma»: i jihadisti dell’Isis hanno lanciato sul web un ennesimo messaggio di minacce all’Italia. Un tweet-proclama diffuso mentre a Sirte, città che diede i natali a Muammar Gheddafi, i seguaci del Califfo hanno creato un “emirato”, istituendo le Corti islamiche e la separazione dei sessi nelle scuole. In un messaggio postato sul proprio account Twitter un terrorista dello Stato Islamico, Abu Gandal el Barkawi, ha lanciato l’appello ad «andare a Roma, passando per la Libia, la porta per Roma». Nel testo il jihadista ha postato immagini che ritraggono la città eterna in fiamme, vista dal cupolone di San Pietro. «Le armi degli ottomani sono state lanciate e hanno accerchiato Roma dopo avere conquistato la Libia a sud dell’Italia – scrive Barkawi -. Chi vuole prendere Roma e l’Andalusia deve cominciare dalla Libia».

Libia, l’Isis promette di invadere l’Italia quanto prima

Non è la prima volta che lo Stato Islamico intimidisce il cuore della cristianità. Nei mesi scorsi un altro account jihadista aveva avvertito: «Stiamo arrivando a Roma», postando una foto che ritraeva un terrorista armato che guarda il Colosseo e un altro fotomontaggio con la bandiera nera issata sul monumento. Avvertimenti che necessitano di una verifica, ma che non vanno sottovalutati: i proclami dei fedeli di al Baghdadi risuonando sul web rischiano infatti di attirare nuovi adepti. Intanto a Sirte si vive nella paura. Dopo la barbarica decapitazione e crocifissione di 12 miliziani, i terroristi hanno annunciato la fine delle attività dei tribunali civili e la loro sostituzione con Corti islamiche che applicano la sharia. L’Isis ha anche messo le mani sull’istruzione, revisionando i programmi e separando uomini e donne nelle classi di scuole e università. Testimoni hanno riferito di volantini distribuiti dai jihadisti con un nuovo calendario che fissa ferree regole religiose. Disposizioni anche ai commercianti, fabbriche e officine, schedati in un registro con timbro Isis e sottoposti a tasse e orari. La città costiera, a circa 500 km a est di Tripoli, si avvia così verso un tragico destino, seguendo le località siriane e irachene soggiogate dallo Stato Islamico. Intanto il ministro Paolo Gentiloni ha escluso «avventure nel deserto». «Le nostre forze armate non le faranno: non servono, e peggiorano soltanto la situazione», ha detto il titolare della Farnesina ribadendo che l’Italia in Libia intende «sostenere il negoziato, contribuire a guidare il lavoro di consolidamento dei risultati raggiunti». E mentre l’Italia sostiene il negoziato, l’Isis decapita e crocifigge.

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