Casa Bianca 2016, Jeb Bush le prova tutte: «Tortura talvolta giustificata»
In campagna elettorale tutto è permesso, e i candidati ricorrono a ogni mezzo per conquistare l’elettorato: il repubblicano Jeb Bush non esclude la possibilità che torni l’uso della tortura da parte del governo americano in determinate circostanze. «Non dico che siano sempre appropriate in ogni possibile scenario», ma potrebbero esserci occasioni – afferma il candidato repubblicano alla Casa Bianca – in cui le tecniche brutali di interrogatorio potrebbero essere utili per la sicurezza del Paese. In linea generale – spiega l’ex governatore della Florida – la tortura è sbagliata: Bush si dice soddisfatto del fatto che suo fratello, George W. Bush, abbia abolito le tecniche usate dalla Cia prima di lasciare la Casa Bianca. Jeb ritiene comunque che ci siano delle differenze fra gli interrogatori duri e la tortura, ma non entra nei dettagli. «Non so. Dico solo che se sarò presidente degli Stati Uniti, prenderò le minacce seriamente». Eppure un giorno prim aveva detto qualcosa di completamente diverso: «Le elezioni si vincono facendo campagna con gioia. Non si vincono premendo sulla paura e la rabbia della gente: si vincono offrendo un senso che il futuro può essere migliore, aveva infatti affermato il candidato alla Casa Bianca sottolineando che un approccio positivo durante la campagna elettorale «aiuta a conquistare il rispetto di tutti, anche quelli che non sono d’accordo. Se si ha il rispetto, si può cercare di persuadere anche i contrari sul fatto che i nostri ideali, la nostra filosofia e la nostra ideologia sono vincenti per la maggioranza degli americani».
Jeb Bush è uno dei candidati repubblicani per le presidenziali
Bush probabilmente ha inteso approfittare della difficoltà in cui si trova da qualche giorno la sua antagonista Hillary Clinton, al centro del cosiddetto scandalo delle email. Due delle email sul server privato di Hillary Clinton, la candidata democratica ed ex segretario di Stato, conterrebbero un confronto su un articolo con i dettagli di un’operazione americana con droni e una conversazione riconducibile potenzialmente a materiale altamente classificato in maniera impropria. Lo riporta l’Associated press citando alcuni esponenti americani. L’ispettore generale delle agenzie di spionaggio americane ha riferito al Congresso nei giorni scorsi che due delle 40 email prese a campione fra le 30.000 che Hillary Clinton ha consegnato al Dipartimento di Stato contengono informazioni Top Secret/Sensitive Compartmented Information, uno dei più alti livelli di informazioni classificate. Ma nel mirino è Huma Abedin, il braccio destro di Hillary Clinton, da alcuni definita la sua ombra, al centro dello scandalo delle email dell’ex segretario di stato. Secondo quanto riportato dalla stampa americana, Abedin aveva accesso all’account email di Hillary. Abedin potrebbe trovarsi sotto il fuoco di fila del Congresso dopo che è stato accertato che alcune email top secret di Hillary erano su una rete di computer non sicura. La campagna elettorale di Clinton cerca di smorzare i toni sulle polemiche sullo scandalo delle email. «È la stagione elettorale, e i repubblicani in Congresso continuano a tirare fuori sempre le stesse cose, talvolta presentandole in modo diverso», afferma lo staff di Hillary.