Cda Rai, eletti i “magnifici 7”. Nuova grana nel Pd per il bocciato De Bortoli
Fumata bianca in commissione Vigilanza Rai: eletti i sette membri del cda di Viale Mazzini. Ecco i nomi: Rita Borioni, Guelfo Guelfi, Franco Siddi, eletti dal Pd; Paolo Messa, espressione dei centristi di Ap; Carlo Freccero votato da Sel e M5S; infine, Arturo Diaconale e Giancarlo Mazzuca che tagliano il traguardo con il sostegno di Forza Italia, Lega e FdI-An. Resta invece fuori l’ex-direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, indicazione secca della minoranza Pd che l’ha votato in dissenso dal gruppo.
Mercoledì elezione del presidente Rai. Gasparri auspica l’intesa
Occhi puntati ora sul prossimo appuntamento già fissato per mercoledì sera, quando la Vigilanza si riunirà per la ratifica a maggioranza dei due terzi sul presidente della Rai, sempre che – beninteso – il Pd trovi la quadra con Berlusconi o con Grillo. Chi confida nella possibilità di trovare rapidamente un accordo è Maurizio Gasparri, padre dell’omonima legge: «Spero – dice il vicepresidente del Senato – che per arrivare al nome del presidente la maggioranza rifletta e ci trovi un’intesa per andare al voto, che non è un inciucio, ma la volontà di scegliere un nome qualificato».
All’ex-direttore del “Corsera” solo due voti dalla minoranza pd
In realtà, la nomina del presidente della Rai è questione politica di prima grandezza: Matteo Renzi sa perfettamente che arrivare a stipulare un’intesa con Forza Italia o con il M5S avendo contro la minoranza interna è impresa quasi proibitiva. Proprio il voto in Vigilanza sul cda ha evidenziato crepe profondissime nel partito finendo per accreditare le voci, sempre più insistenti, circa una possibile scissione. Un anticipo del clima interno al Pd lo rende bene il “botta e risposta”tra Matteo Orfini, presidente del Pd e il bersaniano Miguel Gotor, entrambi commissari della Vigilanza. Oggetto della contesa: il nome (bocciato) di De Bortoli. Per Orfini, l’indicazione dell’ex-direttore del Corsera conteneva un evidente intento strumentale («la minoranza si è presentata con un nome secco») mentre per Gotor il veto dei renziani si è risolto in «un’occasione persa» che ha impedito l’elezione di «un nome che avrebbe dato lustro al Pd e alla Rai». Lo scontro è solo all’inizio.