La comunità dei sikh d’Italia sollecita l’India: «Rimandate a casa i marò»

7 Ago 2015 16:52 - di Redazione

«Un ricordo ai Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per il cui rientro in patria abbiamo raccolto come comunità sikh d’Italia migliaia di firme esponendoci anche a durissime critiche in India, ma crediamo che secondo il diritto internazionale quei marinai debbono essere giudicati con giustizia in Italia». È un passaggio fra i più significativi del discorso, annunciato in una conferenza stampa nel municipio di Forlì, che domenica verrà letto da uno dei membri della comunità sikh italiana al locale cimitero militare del Commonwealth, dove riposano i caduti sikh e dell’India morti nell’autunno-inverno 1944 e successiva offensiva della primavera del 1945 durante la battaglia della linea gotica. Come accade da tempo le comunità sikh italiane si ritrovano a Forlì per una tre giorni di preghiere e meditazione, accanto alle tombe dei loro caduti. La comunità sikh, molti dei quali hanno cittadinanza italiana, avanza anche una precisa richiesta: «Saremmo onorati come cittadini italiani di poter servire nelle forze armate del nostro paese senza dover rinunciare ai simboli più sacri per la nostra religione, tra i quali il turbante. Altre nazioni della Nato in tal senso si sono già espresse, come gli eserciti degli Stati Uniti e Gran Bretagna, nei quali da tempo i sikh prestano regolare servizio militare».

Non basta l’appello dei sikh: l’India tiene duro

In queste ore l’India ha affidato a due esperti stranieri il compito di contrastare le richieste italiane di misure provvisorie riguardanti i due marò nell’udienza del 10 agosto ad Amburgo del Tribunale internazionale del diritto del mare (Itlos), in attesa che la vicenda dell’incidente in cui sono morti due pescatori indiani venga esaminata prossimamente dalla Corte permanente di arbitrato (Cpa) dell’Aja. Si tratta, riferisce l’agenzia di stampa Pti, di Alain Pellet, esperto francese di diritto internazionale e già presidente della Commissione giuridica internazionale dell’Onu, e di Rodman Bundy, da decenni impegnato in contenziosi fra Paesi a livello internazionale. I due avvocati che contesteranno ad Amburgo la richiesta italiana di trasferire il processo che coinvolge i due marò al Cpa dell’Aja saranno assistiti da un team indiano di cui fanno parte il rappresentante del governo (“Additional Solicitor General”) P.L. Narasimha e funzionari dei ministeri degli Esteri e dell’Interno.

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