Anche il Corriere della Sera sfiducia Renzi: “Si sta perdendo tempo”
“Matteo Renzi ci ha provato con gli 80 euro che gli hanno dato un elevato dividendo politico ma purtroppo non si sono trasferiti ai consumi. I contribuenti li hanno usati per pagare altre tasse e quando ci sono riusciti li hanno messi sul conto corrente. Palazzo Chigi ci ha riprovato con il Jobs act e la decontribuzione delle nuove assunzioni e anche in questo caso il cavallo ha bevuto solo in parte, il mercato del lavoro non è ripartito come avrebbe dovuto e per ora ci si è limitati a stabilizzare una fetta di precariato. Nelle stesse condizioni non è affatto certo che molti dei feroci critici di Renzi avrebbero fatto meglio”, scrive Dario Di Vico su “Il Corriere della Sera”.
“Il Corriere della Sera” scrive un duro editoriale contro Renzi
Detto tutto questo però stiamo rischiando di sprecare il 2015 senza aver riavviato il motore e rimandando l’appuntamento di anno in anno. È vero memoria, si chiamano misure espansive della BCE, un più realistico rapporto euro-dollaro e prezzi del petrolio che-più-bassi-non-si-può. Il governo sembra non voler ammettere che le cose stanno così, professando però un ottimismo di maniera rischia di far diventare incolmabile la distanza tra la comunicazione di Palazzo Chigi e il sentire comune di una larga parte dell’opinione pubblica che stavolta abbraccia élite e popolo. Le colpe in verità non sono tutte e solo del governo ma in qualche maniera tirano in ballo il basso dinamismo della società economica e l’incapacità di fare i conti fino in fondo con i veri tappi dello sviluppo italiano.
La Francia sta peggio dell’Italia, ma mal comune non sia mezzo gaudio
In qualche caso, come la Francia, vengono in superficie malattie più gravi della semplice defaillance di un dato congiunturale. Mal comune però non fa mezzo gaudio perché abbiamo imparato da tempo che le altre economie sono più rapide a risalire — vedi la Spagna — e noi siamo dei pachidermi. È chiaro comunque che tutto il Vecchio Continente paga i ritardi di una politica comunitaria inconcludente e di un’agenda monopolizzata dal rischioGrexit.