Hugo Pratt, il piccolo Marò che trasformò il fumetto in letteratura
Venti anni fa moriva sulle rive del lago Lemano, a Losanna, l’artista Hugo Pratt, all’età di 68 anni. Pratt è celebre come fumettista per il suo personaggio Corto Maltese, ma è stato anche scrittore, saggista e attore. Col suo personaggio più importante, Corto Maltese, Pratt ha elevato il fumetto vera letteratura. Perché era dalla letteratura che lui si ispirava: ad esempio, uno dei suoi primi fumetti, L’angelo delle finestra d’Oriente, riecheggia, anche nel titolo, il romanzo dello scrittore esoterico Gustav Meyrink, amato da Pratt, L’angelo della finestra d’Occidente (la biografia di un alchimista). E va considerato che quando Pratt era giovane Meyrink lo conoscevano davvero pochi. Questo forse è il segreto del successo di Pratt, la sterminata cultura, la costante ricerca e la curiosità verso il mondo del sovrasensibile, come d’altra parte testimonia l’atipico personaggio – nel mondo dei fumetti – Corto Maltese. Fino a quel momento, infatti, era il 1967, gli eroi dei fumetti non erano personaggi molto problematici o introspettivi, ma Corto Maltese fu veramente una rivolta copernicana nell’universo delle strisce. E atipico era anche Hugo Pratt, a cominciare dal nome. Nato a Rimini nel 1927, ma fu Venezia la città con cui ebbe il più forte legame, Pratt era figlio di Rolando, un militare di carriera, romagnolo ma di origini inglesi, morto nel 1942 in un campo di concentramento francese in Africa orientale, dove la famiglia Pratt viveva in quanto il padre era nella Polizia dell’Africa orientale italiana. La madre Evelina Genero, era figlia di un famoso poeta dialettale veneziano, Eugenio Genero.
La morte del padre in un campo di concentramento alleato segnò per sempre Hugo Pratt
Nel 1942 il padre di Hugo morì nel campo di concentramento di Dire Daua, per le terribili condizioni cui erano sottoposti i prigionieri. Fu probabilmente questa perdita che spinse il 17enne Hugo ad aderire, dopo l’armistizio, alla Repubblica Sociale Italiana, con lo spirito di avventura, di ribellione e di rivalsa che lo hanno sempre contraddistinto. Militò per qualche tempo nel prestigioso Battaglione Lupo della Xa Flottiglia Mas di Junio Valerio Borghese. Come scrisse nel 1997 su questo giornale Adriano Bolzoni, che Pratt lo conobbe benissimo, «in uno scrignetto di strana fattura, chissà dove trovato, Hugo conservava gli alamari della Decima. Era orgoglioso di aver militato tra i reprobi dell’esercito della Repubblica sociale italiana. Volontariamente era entrato nella generosa e un poco folle masnada a diciassette anni. Non lo dimenticò mai e nulla poté mai fare impallidire quel ricordo». Sembra una tavola di Corto Maltese. Certo, di qui a dire che Pratt fosse fascista – e soprattutto che rimase fascista – ce ne corre, e poi non è così importante. Ma quello che fa sorridere è che la sinistra a suo tempo di Corto Maltese ne fece un’icona. Nulla di più sbagliato. Ma è certo che il Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Msi, fece un manifesto, in occasione di Tangentopoli, in cui il marinaio di Pratt salutava ironicamente «la balena bianca che non tornerà»… Più recentemente CasaPound ha dedicato al personaggio giramondo di Pratt un convegno a Roma, con relatori Maurizio Cabona e Roberto Alfatti Appetiti. Tornando alla Repubblica sociale, pochi mesi dopo la partenza di Pratt per la guerra, la nonna – saggiamente – riuscì a far trnare a casa il piccolo marò.
Pratt dopo la guerra visse molti anni in Argentina
Ma la sua vocazione quella di raccontare avventure: nel 1947 fondò la rivista di fumetti Asso di picche, che attirò tutto un mondo di giovani talenti dell’epoca. La rivista ebbe successo in America latina, soprattutto in Argentina, una delle patrie del fumetto mondiale, tanto che Pratt decise di trasferirvisi. In Argentina lavorò moltissimi, creando tra l’altro il Sgt. Kirk, fece viaggi avventurosi in Amazzonia, dove probabilmente maturò le caratteristiche del personaggio che sarebbe passato alla storia del fumetto mondiale. Dopo aver vissuto a Londra e negli Usa, nel 1962 tornò in Italia. Qui iniziò a collaborare con Corriere dei Ragazzi e con la casa editrice Bonelli. Nel 1967 uscì Una ballata del mare salato, dove esordì Corto Maltese. Nel 1970 un episodio significativo: Corto Maltese fu pubblicato sulla rivista Pif Gadgets, dove ricevette dai comunisti accuse di infantilismo e di fascismo. Pratt fu licenziato dall’editore, vicino al Pcf, che lo accusava di libertarismo. Alle spalle del licenziamento e delle accuse c’era con ogni probabilità l’amicizia e la stima che legavano Pratt al fumettista belga Hergé, autore di Tintin, accusato dopo la guerra di collaborazionismo. Così vanno le cose nel mondo della cultura politically correct egemonizzata dalla sinistra radical chic. Pratt fu anche massone, ma anche questo aspetto rientrava nel suo essere esoterista, ricercatore di una verità inconoscibile. Morì in Svizzera, dove risiedeva dal 1984, il 20 agosto di venti anni fa, senza riuscire a vedere Corto Maltese protagonista di una serie animata in tv. La foto che correda l’articolo è tratta dal documentario Hugo en Afrique, diretto dal regista Stefano Knuchel.