Saadi Gheddafi torturato in carcere. La denuncia in un filmato-choc (Video)
Torturato con un cavalletto di metallo, per aver guardato partite di calcio e telegiornali. Un video diffuso da una tv libica Clearnews mostra le torture inflitte a Saadi Gheddafi in un carcere delle milizie islamiste di Tripoli. Una vicenda su cui ora indaga la procura generale della città, che ha chiesto l’identificazione delle guardie riprese nel filmato.
Le immagini delle torture
Il figlio del defunto Colonnello, noto in Italia per aver giocato nel campionato di calcio, appare in tuta verde, su una sedia al centro di una stanza del carcere di Hadba. Nel filmato lo si vede parlare con i suoi carcerieri che poi lo bendano e lo picchiano. In un altro fotogramma si vedono le bastonate sulle piante dei piedi, immobilizzati in un cavalletto. Il terzogenito di Gheddafi è accusato di essere contravvenuto agli ordini dei carcerieri, guardando programmi tv e usando il telefonino. Accuse che lui respinge, inutilmente.
Il caso di Saadi Gheddafi non è isolato
Nella prima parte del video trasmesso da Clearnews si vede invece un videomessaggio di Saadi che dice di stare bene in carcere, di mangiare e di essere curato costantemente dai medici. La tv libica che ha denunciato le torture, però, ricorda che il caso del giovane Gheddafi non è isolato e che anzi nelle prigioni gestite dalle milizie islamiste le torture sono una prassi ordinaria e sistematica.
Lo «sconcerto» dell’Onu
Sul caso delle torture a Saadi Gheddafi è intervenuto anche il portavoce della missione Onu in Libia, Samir Ghatas, che ha espresso sconcerto per le immagini, aggiungendo che prenderà contatti con le autorità per fare luce su quanto accaduto. Saadi Gheddafi fu estradato dal Niger nel marzo del 2014 e condotto in un carcere di Tripoli, dove si trovano anche altre figure di spicco del regime. Su di lui gravano pesanti accuse: avere represso nel sangue i dissidenti del governo del Colonnello, prendendo parte attiva nelle uccisioni dei manifestanti nelle proteste di fine 2011 e di essere implicato nell’omicidio nel 2005 di un ex calciatore libico. Tripoli lo accusa anche di presunta appropriazione indebita tramite la forza e l’intimidazione armata quando era a capo della Federazione libica di calcio. Rischia la pena di morte.