Longanesi, l’intellettuale scomodo che ha molto da insegnare ai giovani
Francesco Giubilei è il più giovane editore italiano (ha fondato e dirige due case editrici, Historica e Giubilei Regnani) e dopo le prime prove letterarie ha studiato e approfondito la figura di Leo Longanesi, un geniale irregolare cui forse vorrebbe somigliare, chissà… E’ nato così il suo nuovo libro Leo Longanesi. Il borghese conservatore (Odoya, pp.198, euro 18) con lo scopo di avvicinare proprio i giovanissimi a una figura che continua a restare ai margini (purtroppo) del giornalismo italiano pur essendone stato uno dei protagonisti più grandi. Giubilei nel suo lavoro è debitore della biografia che Indro Montanelli e Marcello Staglieno hanno dedicato a Longanesi, edita nel 1984 ma oggi fuori commercio: ma il compito che si autoassegna è differente, non è quello di scavare in profondità ma di fare opera di divulgazione intelligente (evitando leggerezze e superficialità) trovando la giusta sintesi tra le varie doti di Longanesi. L’irriverenza, la genialità, lo humour, l’intuito giornalistico, la battuta sempre pronta. Basta rileggere l’intervista rilasciata al Tempo nel 1955, che ci dice molto anche sul “fascismo” di Longanesi: “Se le venisse comunicato, da fonte assolutamente attendibile, che Mussolini è vivo, quale sarebbe la sua più spontanea e immediata reazione?” “Mi iscriverei al suo partito, e passerei all’opposizione”. Una figura inquieta e irriverente che riusciva a non prendersi sul serio.
Gli aforismi di Longanesi
La biografia di Longanesi si comprende bene anche attraverso i suoi aforismi: il gusto di essere un bastian contrario che si coniuga con l’essere uno spirito libero (“Sono un conservatore in un paese in cui non c’è niente da conservare“), capace di adottare quello sguardo dissacrante e al tempo stesso benevolo che era la sua caratteristica: “Non è la libertà che manca, mancano gli uomini liberi“. Uno sguardo critico anche verso chi faceva il suo stesso “mestiere”: “Un vero giornalista spiega benissimo quello che non sa” e anche “l’intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto“. Tutta la vita fedele all’idea che “il paradosso è il lusso delle persone di spirito, la verità è il luogo comune dei mediocri“. Distante dai furori ideologici (“tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola“) e impietoso verso l’essenza dell’italianità: “La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: Ho famiglia…“. Poche stilettate, in cui è però racchiusa tutta una filosofia politica.