Mafia Capitale, il Pd ha paura della “vendetta” dei romani: ci asfalteranno

8 Ago 2015 17:21 - di Eleonora Guerra

Nel Pd c’è strizza. Non solo per gli esiti dell’inchiesta di Mafia Capitale, ma anche perché – se si dovesse tornare al voto – ne uscirebbe con le ossa rotte. Asfaltato. Distrutto dalla vendetta dei romani. Perché è difficile perdonare il disastro combinato dalla giunta Marino. È difficile dimenticare l’atteggiamento dei democratici di fronte alle proteste dei residenti sui centri di accoglienza per profughi e sui campi nomadi. È impossibile cancellare il tracollo del trasporto urbano, le metropolitane che passano a singhiozzo, l’uomo inginocchiato davanti all’autobus che non partiva. E questa sono cose che si pagano. Proprio per questo il passaparola è ‘salviamo Marino” perché se Marino non si salva si va alle elezioni anticipate e tutto è perduto.

Mafia Capitale e una giunta incapace

«Ma con quello che si legge qualcuno ha ancora il coraggio di dire che il Comune di Roma non debba essere sciolto per infiltrazioni criminali?». A chiederlo è Maurizio Gasparri, parlando di «fatti evidenti» che coinvolgono direttamente anche la giunta e il consiglio in carica nell’inchiesta su Mafia Capitale. Dichiarazioni che prendono spunto dai verbali di interrogatorio di Salvatore Buzzi, che fanno emergere con chiarezza ancora maggiore il pieno coinvolgimento del Pd romano nel sistema corruttivo dell’ex patron della Cooperativa 29 giugno.

 «Favoreggiamento» se il Comune non viene sciolto

«Emendamenti, delibere, stanziamenti e fondi gestiti secondo la volontà di questa banda di criminali. Se si tratta di mafia per il passato non può essere un’organizzazione mafiosa anche per la consiliatura post 2013. Ci vuole coerenza», ha avvertito Gasparri, per il quale negli ultimi giorni «stanno trovando conferma tutta una serie di fatti: consiglieri comunali e assessori dell’attuale consiliatura e dell’attuale gestione di Roma Capitale a libro paga di Buzzi e compagni». Per questo per il senatore di Forza Italia, «chi si opporrà allo scioglimento del Comune finirà davanti alla magistratura perché ce lo manderemo con migliaia di firme di cittadini». «Se lo mettano bene in testa funzionari e politici che dovessero macchiarsi del concorso esterno e del favoreggiamento a beneficio di una banda di ladri», ha concluso Gasparri, spiegando che «personalmente penso non si debba guardare in faccia a nessuno, né a sinistra né al centro né a destra».

E il Pd ora non crede più a Mafia Capitale…

Proprio uno spiccato doppiopesismo è però il tratto più rilevante dell’atteggiamento del centrosinistra di fronte a questa nuova tranche di indagini e rivelazioni. Un tema su cui si è soffermato con forza Francesco Storace, che ha sottolineato come «ora che il fango del Mondo di Mezzo prende alla gola la sinistra, si smette di prendere per oro colato ogni parola di Buzzi, lo si addita come un “delinquente” e fioriscono i distinguo. Che, però, non hanno evitato a tutta la sinistra di usare la miniera 29 Giugno in tutti gli anni passati e presenti». «Finora era toccato ad ambienti di destra penare per le accuse. Se l’inchiesta riguarda questa parte del campo, a partire da Gianni Alemanno, si trattava di mafiosi acclarati. Ma – ha proseguito il leader della Destra – se le dichiarazioni di Buzzi riguardano la sinistra, a partire da Marino e Zingaretti, che pure da lui i contributi li hanno ricevuti eccome, tutti a giurare che i compagni sono diventati vittime del delinquente». Storace quindi ha sottolineato che «in realtà, Buzzi ha prosperato in un sistema che lo ha favorito smodatamente» e ha ricordato: «Tutte  le accuse, a destra e a sinistra, sono da provare in tribunale e non sui giornali».

 

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