Ora i vescovi si accorgono che il pericolo si nasconde nei sorrisi di Renzi
«I diritti individuali sono in larga parte già riconosciuti nel nostro ordinamento». I vescovi danno l’altolà al governo Renzi e dimenticano per qualche ora Matteo Salvini. C’è un pericolo dietro la porta e finalmente l’hanno capito. Il pericolo è la furbizia del premier, quel modo di mettere nel piatto i provvedimenti facendoli sembrare oro e che invece nascondono sempre il trappolone. Ed è quello che sta accadendo con il ddl Cirinnà che punta a introdurre le unioni civili nel nostro Paese.
I vescovi contro le unioni gay
L’attacco arriva direttamente dal cardinale Angelo Bagnasco, numero uno della Cei che rispondendo a una domanda, se ci sia o no bisogno di una norma per riconoscere diritti a unioni di fatto in Italia, ha ribadito che la posizione della Chiesa «non è contro nessuno, è per la famiglia, crede nella famiglia come la Costituzione riconosce: un papà, una mamma, i bambini in un patto coniugale di amore basato sul matrimonio». A margine delle celebrazioni per la festa della Madonna della Guardia a Genova, Bagnasco ha sottolineato che «questa posizione della Chiesa sarà sempre enunciata con libertà di parola da parte di tutti. Pertanto se la questione è quella di assicurare i diritti individuali, questi sono già in larga parte riconosciuti. Mi fermo a questa constatazione».
Non solo i vescovi, polemiche anche nella maggioranza
Il dibattito sul ddl Cirinnà sulle unioni civili è acceso anche all’interno della maggioranza. Ncd è sul piede di guerra. Il partito di Angelino Alfano chiede modifiche significative. La senatrice dem Cirinnà ha, però, dalla sua buona parte del Pd e può contare sull’appoggio esterno del M5S. I centristi chiedono una modifica all’articolo 6 del testo che, spiegano, si presta a essere aggirato per consentire alle coppie omosessuali l’adozione dei figli tramite la pratica dell’utero in affitto.
Gasparri: il ddl rispetti quattro condizioni ineludibili
«Per varare una normativa sulle cosiddette unioni civili bisognerebbe rispettare una serie di condizioni ineludibili», ha detto il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri. «In primo luogo – ha continuato – nel rispetto delle sentenze della Corte costituzionale, non ci può essere equiparazione tra queste cosiddette unioni e il matrimonio. Il testo di legge in discussione al Senato va completamente riscritto da questo punto di vista. Non ci deve essere la reversibilità delle pensioni, principio nato a tutela della famiglia costituzionale e non estensibile a forme diverse che potrebbero peraltro essere facilmente usate pretestuosamente per ottenere benefici pensionistici. Bisogna impedire ogni forma di adozione impropria all’interno di una coppia di persone dello stesso sesso e bisogna scrivere chiaramente nella legge che è vietata ogni pratica di utero in affitto». E poi ancora: «Chi dice che questo divieto già esiste non dovrebbe avere alcuna difficoltà a ribadirlo con forza nell’ambito di questa eventuale normativa. Queste quattro condizioni sono essenziali e mi auguro che tutti coloro che anche nella maggioranza di governo difendono la famiglia naturale non vorranno fare accordi a condizioni minori da queste che abbiamo semplicemente riassunto».