Renzi: “Nel sindacato più tessere che idee”. Ma la riforma langue

1 Ago 2015 14:17 - di Silvano Moffa

Dal pensiero in pillole, racchiuso in un tweet, al pensiero postal-telegrafico. Da quando ha inaugurato la rubrica delle lettere al segretario sulla nuova edizione de l’Unità Renzi dà la sensazione di voler utilizzare questo spazio con l’idea di accentuare lo scontro interno al Pd e non solo al Pd. Per carità, da che modo è mondo, e da quando i partiti esistono, anche quelli che hanno ormai scolorito le identità, cambiato simboli e affogato  dottrine e linguaggi nella palude della banalità, ci sono sempre stati capi, presidenti o segretari che hanno cercato di utilizzare la stampa di partito per aumentare il proprio consenso tra i militanti e, magari, sferrare stoccate alle minoranze critiche e alle opposizioni interne. Niente di nuovo sotto il sole, dunque. Ma c’è da chiedersi quanto di buono e fattibile si possa ricavare davvero dalle risposte , brevi, telegrafiche del leader. Tra il dire, conciso, di un messaggio e il fare di una riforma c’è di mezzo un abisso. Soprattutto se si toccano argomenti che, da quelle parti, fanno drizzare i capelli e fanno venire la scarlattina. Volete un esempio? Eccolo. Un militante del Pd, che si dichiara spesso in disaccordo con Renzi e vicino a Enrico Letta, confessa di condividerne gli “strali” lanciati contro i sindacati “conservatori”. “Sono indignato – spiega – dal comportamento dei dipendenti di Pompei, di Alitalia, dell’Atac. Come pure dai rappresentanti delle mille micro sigle sindacali che creano disagi enormi ai cittadini”. “Contro costoro – aggiunge il lettore – l’azione del Governo deve essere inflessibile e una buona legge sulla rappresentanza sindacale approvata al più presto”.

Renzi:”Nel sindacato troppa burocrazia”

Immediata la risposta di Renzi:”Noi ci siamo. E spero che questa volta i sindacati accettino la sfida: una buona legge sulla rappresentanza potrebbe aiutarli a vincere la crisi che sta fortemente minando la rappresentatività delle organizzazioni”. Affermazione accompagnata subito dopo da una stoccata niente male per la Camusso e compagnia: “Oggi anche nel sindacato c’è troppa burocrazia. E girano più tessere che idee”. Da scompisciarsi dalle risate. Non perché il Nostro abbia torto. Tutt’altro. Ha soltanto detto quello che la maggioranza degli italiani pensa. La sindacalizzazione ad oltranza, anche dell’aria che respiriamo, ha ridotto questo paese ad una giungla di diritti assolutamente ingestibile e ingovernabile. Ma il punto sta proprio qui. La sinistra si è fatta forte del sindacato, in tutte le fasi della sua storia. Ne ha fatto un puntello per la sua sopravvivenza, la “cinghia di trasmissione” per acquisire e orientare consenso nella società civile, e fra i lavoratori. Il sindacato è stato il pilastro sul quale sono attecchite molte fortune politiche (alcuni leader delle varie sigle, Cgil in tesa siedono in Parlamento) e lo stesso Renzi di questo appoggio ha ampiamente goduto per raggiungere, pressoché indisturbato e con straordinaria capacità di cecchinaggio, la doppia poltrona, quella di segretario del Pd e quella di premier di Governo. Senza passare, è bene rammentarlo, per le maglie elettorali. Ora Renzi vuole riformare la rappresentatività sindacale ? Eliminare la burocrazia funesta che anima (e paralizza) queste organizzazioni? Stimolarne la speculazione delle idee piuttosto che la speculazione delle tessere? Lo faccia. Siamo smaniosi di sapere come lo farà e con quali mezzi. Siamo ansiosi di conoscere, alla fine dell’iter legislativo, su quali norme si svilupperà la dimensione di un sindacato post-fordista, moderno e libero, foriero di novità e utile al Paese, oltre che ai lavoratori che rappresenta. Siamo in attesa. L’ultima volta che in Parlamento si tentò di proporre una legge in materia, (chi scrive ci tentò in commissione Lavoro alla Camera) si alzò un muro invalicabile. Fu proprio il Pd a bloccarla. E non se ne fece più nulla. Anche perché chi la proponeva non volle annacquarla fino al punto di renderla inutile.

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