
Sempre meno lavoratori iscritti alla Cgil: i pensionati hanno il 50% delle tessere
Home livello 3 - di Redazione - 20 Agosto 2015 - AGGIORNATO 20 Agosto 2015 alle 17:46
Se passi il tempo nei salotti televisivi invece di preoccuparti davvero dei problemi degli operai (e dei lavoratori in genere), ti ritrovi con gli iscritti che ti voltano le spalle. E se ne vanno, in massa. I leader della Cgil – dal grande capo Susanna Camusso a Maurizio Landini della Fiom, senza dimenticare l’ex tuta blu Giorgio Airaudo oggi in Parlamento nelle ßle di Sei – sono veri e propri campioni di share. Nelle arene televisive combattono come leoni e attirano il pubblico: la battaglia piace e lo schema, collaudatissimo, ftmziona. Lo sanno bene i conduttori dei talk show, che a rotazione chiamano i sindacalisti agguerriti proprio per tirare su gli ascolti, sempre più asfittici. Dalle tivù satellitari al digitale terrestre passando per i canali web, la Cgil riesce di sicuro a garantire i rinnovi di contratto delle star televisive e degli autori dei vari programmi, ma non è più capace – o lo è sempre meno – di proteggere e tutelare i suoi «soci».
Alla fine del 2014 ci sarebbero già oltre 700mila iscritti in meno alla CGIL
Che gioco forza stracciano la tessera: secondo quanto riportato ieri dal quotidiano Repubblica, rispetto alla fine del 2014 ci sarebbero già oltre 700mila iscritti in meno alla sigla di Corso Italia. Erano 5.561.137 a dicembre scorso, mentre ne risultavano 4.838.168 a inizio di luglio 2015. E basta andare su Google per scoprire che l’addio alla principale organizzazione sindacale del Paese è roba assai cliccata: inserendo nel motore di ricerca le parole «tessera» e «Cgil» il sistema restituisce subito, tra le ricerche correlate, la stringa «disdetta tessera Cgil». Come dire che sono in tanti ad andare a cercare moduli e procedure per separarsi dal sindacato guidato da Susanna Camusso. Il web aiuta a capire eccome – l’aria che tira fra i lavoratori. Altro esempio. Sulla sua pagina Facebook, Christian Rosso, l’autista ribelle dell’Atac (quello dei video in cui ha spiegato perché gli autobus a Roma non circolano, scatenando l’ira del vertice aziendale che prima lo ha sospeso e poi lo ha graziato) ha attaccato a testa bassa proprio i colleghi sindacalizzati: «Non potete dirmi bravo e stringermi la mano mentre nell’altra tenete ancora la tessera di Cgil, Cisl e Uil». Il problema, in effetti, non è solo della Cgil e e Rosso coglie nel segno.
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