Ora Travaglio rimpiange Berlusconi: “Il Pd vuole censurare la festa del Fatto”
La denuncia di Marco Travaglio scuote l’intorpidita giornata politica agostana. Il Comune di Roma vuole censurare l’annuale festa del Fatto quotidiano, in programma all’Isola Tiberina a fine mese. «Il direttore dell’Isola del Cinema Giorgio Ginori – denuncia Travaglio sul blog del quotidiano – con cui abbiamo siglato un regolare contratto di concessione degli spazi per il 29-30 agosto e a cui abbiamo versato l’affitto, ci ha ufficialmente intimato di rinunciare alle intercettazioni per sostituirle con un innocuo dibattito che gentilmente lui stesso si è preso la briga di organizzare al posto nostro, contattando altri ospiti a nostra insaputa per sondarne la disponibilità». Ginori cura l’appuntamento dell’Isola del cinema dal 1995 con l’arrivo di Francesco Rutelli sulla poltrona di sindaco di Roma e ha un passato professionale nella rossa Raitre. In vent’anni è sempre stato in perfetta sintonia con il potere capitolino del centrosinistra. Adesso, però, a detta di Travaglio è diventato un censore spietato, nel timore che la manifestazione del Fatto tiri in ballo esponenti del Pd. «Nelle email di Ginori – prosegue il direttore del Fatto – si legge che “l’elemento del programma proposto dal Fatto Quotidiano (la lettura e la “spettacolarizzazione” con attori delle intercettazioni telefoniche di “Mafia Capitale”) non può essere assolutamente condiviso, per motivazioni legate alla delicatezza dell’argomento sia dal punto di vista del concetto di “privacy” che dal punto di vista legale».
Da Travaglio stilettata pure a Marino: «Non verrà, sarà all’estero»
Al sindaco di Roma Travaglio dedica una retorica difesa shakespeariana, alla maniera di Marcantonio con Bruto. «Conoscendolo, escludiamo che il sindaco Ignazio Marino abbia qualcosa a che fare con questa censura (l’avevamo invitato al dibattito su Roma, ma sarà all’estero)». Ironica considerazione, o semplice constatazione? L’implicita stilettata arriva comunque a segno. Marino quando serve non c’è mai, sta più tempo in America che in città, come sanno bene i romani. «Mentre non giureremmo – va giù pesante Travaglio – sull’estraneità di tutte le correnti e i caperonzoli del partito che lo sostiene (si fa per dire)». Adesso quelli del Fatto quotidiano si accorgono che si poteva scrivere più liberamente e si stava meglio (con Berlusconi al governo) che con i Renzi-boys a Palazzo Chigi.