Western all’italiana? No, è l’ultimo film di Quentin Tarantino (guarda il trailer)
The Hateful Eight, letteralmente “Gli odiosi otto”. Gioco di parole sul numero 8, che rappresenta anche l’ottavo film firmato Quentin Tarantino. La pellicola, distribuita in Italia da Rai Cinema, arriverà nei cinema a Natale. Il primo trailer è appena uscito ed è già diventato virale in Rete. È una storia di cacciatori di taglie nell’America post guerra civile, ha nel cast Channing Tatum, Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Tim Roth, Bruce Dern, Amber Tamblyn, Michael Madsen. Dalle prime inquadrature si capisce che è un omaggio ai grandi registi del cosiddetto western all’italiana. Non solo Sergio Leone, ma anche Enzo G. Castellari (il regista del film originale Bastardi senza gloria) e Sergio Corbucci (suo il film Django dal quale ha preso spunto Tarantino per “Django unchained”). La ciliegina sulla torta è poi rappresentata dalla colonna sonora di Ennio Morricone, che torna al western a 50 anni da Per un pugno di dollari. «È venuto personalmente Quentin a casa mia e mi ha chiesto espressamente di scrivere le musiche. Gli avevo detto no già un’altra volta. Stavolta ho accettato”, ha raccontato il compositore premio Oscar.
L’ottavo film di Tarantino è un omaggio ai maestri italiani
Quella di The Hateful Eight è una seconda vita. Infatti a inizio dell’anno, Tarantino era andato su tutte le furia quando una prima stesura della sceneggiatura era finita online, pubblicata dal sito Gawker. Sul momento il regista aveva cancellato il progetto e fatto causa alla testata. Una volta calmatosi però ha ritirato la querela e ha diretto il cast in una lettura pubblica live delle sceneggiatura. La storia è ambientata nel Wyoming post guerra civile, e ha fra i personaggi protagonisti, una coppia di cacciatori di taglie, una prigioniera, un aspirante sceriffo, un soldato, un cowboy e un autista di diligenza. Un film, a giudicare dal trailer, nel segno dei grandi registi del cinema nostrano. Come a certificare che il western, genere così iconico per il pubblico Usa, gli italiani lo fanno meglio. O almeno lo facevano.