Ancora morti sul lavoro: da nord a sud, quattro nuovi casi solo nelle ultime ore

10 Set 2015 12:03 - di Bianca Conte

morti sul lavoro li chiamano vittime delle “morti bianche: un’allocuzione secca che in due parole non rende l’efferatezza dell’atto e la sua inaccetabilità. Se si guardano i numeri, poi – si pensi che l’Italia, nel decennio 1996-2005, è risultato il paese con il più alto numero di morti sul lavoro in Europa, eccetto i primi due anni – la realtà degli incidenti costati la vita a tanti, troppi uomini, deceduti quando erano semplicemente nell’esercizio delle loro funzioni, si capisce quanto non ci siano parole adatte a raccontare e giustificare una realtà come quella di cui stiamo parlando. Oggi, allora, il tragico elenco di morti bianche si allunga ulteriormente: un uomo è deceduto o a Tortora, nel Tirreno cosentino, mentre  stava lavorando su un’impalcatura al secondo piano di un fabbricato; un dramma preceduto solo di poche ore dall’incidente mortale incorso a due operai trentenni nel polo petrolchimico di Priolo Gargallo (Siracusa).

Morti sul lavoro: l’elenco si allunga

Dunque, ancora un operaio morto in un incidente sul lavoro: questa volta è accaduto a Tortora, nel Tirreno cosentino. L’uomo, che stava lavorando su un’impalcatura al secondo piano di un fabbricato, per cause che sono in corso di accertamento, è precipitato nel vuoto ed è morto sul colpo. Sul posto, assieme a carabinieri e polizia di Stato, sono intervenuti gli operatori sanitari del 118 che hanno constatato il decesso dell’uomo. Ma appena mercoledì un altro uomo è rimasto vittima di un incidente mentre lavorava in una delle gallerie del tratto marchigiano dell’A14, la Galleria Montedomini. Inutili i soccorsi di un’eliambulanza e dei vigili del fuoco, arrivati sul posto insieme alla polizia stradale. La dinamica dell’infortunio, avvenuto nel cantiere M04 nord della Bologna-Taranto, all’altezza di Falconara marittima, è ancora da chiarire: quello che si è fin qui appreso è che l’operaio trentaquattrenne stava posizionando una pompa spara cemento su un carrello di trasporto, quando, per motivi ancora da individuare, il macchinario lo ha investito e travolto. E sempre nella nefasta giornata di mercoledì sono morti nella Raffineria di Priolo altri due giovani operai: i due dipendenti di un’azienda metalmeccanica dell’indotto stavano effettuando lavori di manutenzione di un pozzetto della rete fognaria nell’impianto di etilene della Versalis, azienda del gruppo Eni. Per cause ancora in corso di accertamento, un operaio sarebbe caduto nel pozzetto, seguito dall’altro che avrebbe poi tentato inutilmente di afferrarlo. I colleghi e gli addetti alla sicurezza li hanno recuperati e hanno provato a rianimarli con un massaggio cardiaco, ma la caduta e le esalazioni sono risultate fatali. Uno dei due sarebbe diventato papà tra breve…

La sicurezza sul lavoro

Ancora tragedie. Ancora dolore. Ancora fatalità, errori, drammatiche mancanze: ancora sacrifici di vite umane che inducono a riflettere su quella che è una priorità, la sicurezza sul lavoro, e che invece appare cpme l’ultima delle necessità ad ogni nuova morte bianca. Gli incidenti letali come quelli appena elencati, spingono a recriminare sul dialogo perennemente in corso tra le parti in causa – datori di lavoro, lavoratori, istituzioni e sindacati – in merito a salute e sicurezza: un discorso che viene rimesso in discussione e che si riapre tragicamente ad ogni terribile nuovo caso. Casi che vanno ad aumentare il tragico bollettino di una guerra con la morte che si aggiorna troppo di frequente: tanto che, sommando tutti gli incidenti sul lavoro avvenuti in pochissimo tempo in Italia, e considerando purtroppo anche questi ultimi tre appena descritti che risalgono solo alle ultime ore, non possono non far parlare di strage. I numeri di morti sul lavoro sono infatti in notevole aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e sono numeri che, indiscutibilmente, devono sollecitare esecutivo e il parlamento ad affrontare in maniera più incisiva il tema della salvaguardia delle vite. Vite che non possono, e non devono, essere sacrificate semplicemente andando al lavoro.

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