Catalogna al voto per la secessione: verso uno schiaffo all’Europa?

26 Set 2015 16:13 - di Antonio Pannullo

Ha lo stesso numero di abitanti della Svizzera e un Pil pro capite superiore a quello dell’Italia: se la Catalogna domenica secedesse dalla Spagna, sarebbe un guaio (per la Spagna, ovviamente). Per questo El Mundo titola «Le elezioni più importanti» che la Spagna abbia conosciuto dalla fine del governo franchista. L’editoriale è pubblicato, insolitamente, in prima pagina. Las elecciones mas importantes de la Democracia, titola il quotidiano di Madrid. «In gioco – afferma il giornale – non c’è la classica alternanza di potere, ma il futuro di questa Comunità e del resto della Spagna, sotto la minaccia dell’indipendentismo guidato da Artur Mas». El Mundo, che come gli altri grandi media di Madrid si è apertamente schierato, anche con toni molto duri e aggressivi, contro la prospettiva di una secessione catalana, sostiene parlando dei secessionisti che «mai finora in Spagna la demagogia e la manipolazione hanno raggiunto livelli così alti». Il grande quotidiano madrileno lancia infine un appello agli indecisi perché vadano alle urne per contrastare il progetto separatista di Mas. «Elezioni di tale importanza richiedono – scrive – la mobilitazione di tutti coloro che credono che insieme vinciamo tutti». E la stranezza è che mentre in Catalogna – e in Spagna – sono i partiti di sinistra quelli che più premono per la secessione, come del resto accade nei Paesi Baschi, in Italia la secessione catalana è ben vista dalla destra: «La Catalogna ha la possibilità di dare domani un bello schiaffo a Bruxelles, alla Merkel e a tutti coloro che vogliono cancellare l’identità dei popoli europei», ha detto infatti il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, auspicando la vittoria degli autonomisti nelle elezioni regionali. Si registrano poi le solite scorrettezze da parte della Ue, delle banche e persino della Liga, che minaccia di buttare fuori il Barça qualora vincessero i “sì”. Bruxelles ha invece detto che la Catalogna sarebbe fuori dalla Ue – cosa tutta da dimostrare – e gli istituti bancari hanno fatto sapere che non sosterranno la regione in nessun modo.

La Catalogna ha lo stesso numero di abitanti della Svizzera

Insomma, per il fronte anti-secessione – formato dal centrodestra spagnolo di Mariano Rajoy – sono l’ultima speranza di fermare lo tsunami indipendentista annunciato dai sondaggi, ed è caccia grossa ai circa 600mila voti dei catalani che ancora non hanno deciso da che parte della barricata stare alle elezioni di domenica. «Sprint finale per gli indecisi», titola La Vanguardia. I comizi di chiusura della campagna di catalanisti e spagnolisti si sono concentrati ovviamente a Barcellona, la capitale e la città nella quale la secessione non avrebbe ancora la maggioranza assoluta. Nelle altre tre province, Girona, Lleida e Tarragona i sondaggi danno la lista Junts Pel Si del presidente uscente, il secessionista Artur Mas che ha trasformato le regionali in un plebiscito sull’indipendenza, oltre il 50%. Il premier spagnolo Mariano Rajoy, durissimo nel “no” all’ipotesi di una secessione che considera anticostituzionale e illegale, è stato accompagnato nell’ultimo comizio dall’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, suo alleato nel Ppe. Mas ha risposto con un affollatissimo comizio in avenida Maria Cristina. Nel tentativo di sedurre gli indecisi e addolcire l’immagine anti-catalana del premier, il Partido Popular ha diffuso anche un video “dichiarazione di amore” alla Catalogna. Catalogna che, diciamolo, gode di vastissima autonomia. Nelle immagini Rajoy e gli altri dirigenti del Pp, in catalano, a turno assicurano di stimare la Catalogna e i catalani, invitandoli a restare con la Spagna «perqué units Guanyams!» (“uniti vinciamo!”). I partiti costituzionalisti – Ciudadanos, che i sondaggi danno secondo, Podemos, Pp e Psoe -, tutti schierati contro la secessione, hanno lanciato appelli al voto. La speranza degli anti-secessione è di mobilitare e recuperare soprattutto quel 20% circa di ex elettori socialisti e popolari potenzialmente tentati dal “sì” ma ancora incerti. L’ultimo sondaggio di La Vanguardia assegna 63-65 seggi su 135 a Mas, 8 alla Cup, 20-21 a Ciudadanos, 13-15 alla lista di Podemos, 12-14 al Psc, 12-13 al Pp e 3 ai centristi dell’Udc. Secondo diversi analisti se la partecipazione sarà superiore al 70-72% potrebbe dare una speranza al campo del “no”, ovvero impedire a Mas di avere la maggioranza assoluta in seggi, o per lo meno in voti. I dati del voto per corrispondenza sono, secondo la Efe, in netto aumento. Il presidente catalano ha comunque promesso che andrà progressivamente alla “disconnessione” dalla Spagna anche senza ottenere il 50% dei voti – ma questo ridurrà la legittimità della mossa verso l’indipendenza – se avrà la maggioranza assoluta dei 135 deputati catalani, da solo o in alleanza con i radicali della Cup, vicini a Syriza. L’obiettivo è arrivare all’indipendenza, se possibile con un negoziato con Madrid – che però minaccia di sospendere Mas – entro 18 mesi. Tutta la Spagna e la Catalogna ora guardano con grande preoccupazione, o grande speranza, a domenica sera.

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