Obama, una presidenza disastrosa per l’Occidente
Siamo al settimo anno della presidenza Obama, nel novembre 2016 cesserà il suo secondo mandato. È quindi il momento dei bilanci.: la sua presidenza è stata disastrosa per l’Occidente. Eletto come l’uomo del cambiamento, primo nero Presidente di una grande nazione occidentale, aveva generato grandissime aspettative. Al contrario tutte le sue suggestioni hanno invece prodotto disastri. Le primavere arabe, da lui sostenute, hanno partorito mostri. Il bombardamento della Libia e l’uccisione di Gheddafi hanno portato guerra civile e il fondamentalismo islamico sulla sponda Sud del Mediterraneo. In Tunisia, dove per fortuna l’islam laico ha stravinto le elezioni, sono decollate le stragi jiadiste e la destabilizzazione. In Egitto se non ci fosse stato il colpo di Stato dei militari di Al Sisi, appoggiati dai sauditi, avrebbe trionfato il fondamentalismo dei Fratelli Musulmani, che sta facendo tornare indietro di cento anni la laica Turchia; speriamo che nelle imminenti votazioni politiche anticipate, Erdogan sia definitivamente sfiduciato dai suoi concittadini e vinca una nuova coalizione.
In Iran i Mullah erano in crisi, stretti tra il dissenso interno e le sanzioni economiche. Il Trattato sul Nucleare ha rilanciato il Governo dei religiosi Sciiti integralisti che proclamano al mondo islamico che la loro linea è vincente e che vanno sostenuti gli Hezebollah in Libano, Hamas a Gaza ed i gruppi armati sciiti nello Yemen. In Europa, per bloccare lo sviluppo delle relazioni della Russia, ormai inserita pienamente nel contesto economico liberal-capitalista e culturale della Chiesa greco-ortodossa Cristiana nonché nella cultura storica paneuropea, Obama ha approfittato del conflitto interno dell’Ucraina per applicare l’isolamento politico e le sanzioni economiche che di fatto hanno prodotto un grande danno economico alle nazioni della Ue e la frattura politica del Continente Europeo. Non è un caso che Putin sia nato nell’ex Leningrado, ora nuovamente chiamata col nome storico di San Pietroburgo, la città più paneuropea della Russia. L’onda lunga della crisi economico-finanziaria americana è stata fatta pagare agli altri paesi occidentali tenendo basso il valore del dollaro né l’America ha più sostenuto Paesi occidentali in difficoltà come per esempio la Grecia e Cipro. Di fatto la politica estera americana è diventata una politica contro l’idea di un Europa forte mentre Obama si è perso dietro discorsi generici sul clima e sui diritti umani senza però sostenere concretamente il dramma europeo dell’immigrazione selvaggia.