Il Colosseo chiuso ai turisti fa litigare governo e Cgil. Ma il danno è fatto

18 Set 2015 17:02 - di Niccolo Silvestri

«La misura è colma». Stavolta non le manda a dire Dario Franceschini, ministro del Turismo e dei Beni Culturali. Il suo commento alla decisione di Cgil, Cisl e Uil di chiudere il Colosseo e i maggiori siti archeologici di Roma  – Foro Romano e Palatino, Terme di Diocleziano e Ostia Antica – per assemblea sindacale ha l’effetto di scuotere il mondo politico. Che con poche eccezioni s’interroga sulla necessità di regolamentare in misura più stringente e rispettoso delle esigenze generali – il diritto di sciopero.

Un decreto equiparerà i Beni Culturali ai servizi pubblici essenziali

Anche Matteo Renzi è d’accordo. La soluzione la suggerisce il Garante dello sciopero, Roberto Alesse: «È urgente – spiega – ricomprendere la fruizione dei beni culturali tra i servizi pubblici essenziali». Una linea pronta ad essere adottata dal consiglio dei Ministri, convocato ad horas. In base al decretomusei e luoghi della cultura come Colosseo e Fori saranno inseriti nei servizi pubblici essenziali. «Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l’Italia. Oggi decreto legge», sintetizza il premier in un tweet. Ma la decisione immaginata non incrocia il consenso delle organizzazioni sindacali. Interviene a difendere la scelta di negare ai turisti la fruizioni di monumenti che ogni anno attirano centinaia di migliaia di visitatori Susanna Camusso: «E’ uno strano Paese – dice – quello in cui un’assemblea sindacale non si può fare. Capisco fare attenzione in periodi di particolare presenza turistica – ha continuato il capo della Cgil – ma se ogni volta che si fa un’assemblea si dice che non si può, si dica chiaramente che non ci possono essere strumenti di democrazia”.

Il centrodestra: «Sul Colosseo la misura era già colma da tempo»

La chiusura del Colosseo ai turisti innesca una spirale polemica tra i partiti. Il centrodestra condivide la necessità di adottare misure legislative in grado di scoraggiare modalità meno selvagge di astensione dal lavoro ma non per questo fa sconti al governo: «La misura è colma già da tempo – avverte a nome di Forza Italia Mara Carfagna -. Il pulpito tardivo di Dario Franceschini e di Matteo Renzi sulle serrate dei luoghi di cultura in Italia non risolve una problematica che, ricordando anche quanto avvenuto a giugno a Pompei, danneggia gravemente l’economia turistica, oltre che l’immagine, del nostro Paese». Più o meno sulla stessa linea della portavoce berlusconiana il capogruppo di FdI-An a Montecitorio Fabio Rampelli: «I diritti dei lavoratori sono sacrosanti ma non possono ledere il turismo e la reputazione dell’Italia nel mondo. Non è la prima volta che accade. Per questo credo sia indispensabile rivedere la legge sul diritto allo sciopero».

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