Fini a Mirabello: “La destra non parli al ceto politico ma alla sua comunità”
“La destra non deve parlare al ceto politico, ma rivolgersi alla sua comunità”. E’ questo il messaggio che Gianfranco Fini lancia dal palco della Festa Tricolore di Mirabello rispondendo alle domande dell’editorialista del Messaggero Paolo Graldi. Secondo il presidente di Liberadestra occorre “rovesciare la clessidra” partire dalle istanze del corpo elettorale. “La crisi della rappresentanza è profonda”, dice Fini. La destra “non deve né insultare né essere insultata”, ma contrapporre un credibile programma a Renzi. “In Italia manca l’opposizione”.
Ci saranno quasi mille persone ad ascoltare Gianfranco Fini. E’ decisamente cresciuta quest’anno, rispetto alle ultimissime edizioni, la partecipazione popolare a Mirabello. Sono premiati l’entusiasmo e la caparbietà di Vittorio Lodi, che organizza questo appuntamento da 34 anni. Di fronte alla “sua” gente Fini non risparmia punture di spillo né a Renzi né ad Alfano. Al capo dell’Ncd invia questo consiglio: “Si ricordi che l’elettorato preferisce sempre l’originale alla fotocopia”. Non ha quindi molto futuro una formazione che continua ad essere schiacciata sulle posizioni del Pd. Del premier Fini dice che è “fortunato” , perché si trova a governare in un momento in cui l’Italia beneficia (non per merito del governo) da un ciclo economico internazionale positivo. Ma è proprio per questo che, secondo l’ex presidente della Camera, la destra non deve chiudersi in un’opposizione sterile, ma incalzare di proposte il governo. La destra deve capire il “mondo che corre velocissimo” e adattare ai nuovi tempi quel “passato che non passa” che appartiene al suo patrimonio storico e ideale.
Graldi sollecita Fini anche sul tema dell’Europa. Per il presidente di Liberadestra . L’Ue rischia di “implodere” se, a un sistema di governo intergovernativo, non si passa a quote di “sovranità condivisa”. Il problema dei rifugiati, che oggi è al centro delle ansie di governi e opinione pubblica, deve ricevere risposte europee e non nazionali, a partire dall ‘”asilo europeo”. Occorre rivedere il Trattato di Dublino e non concedere il diritto d’asilo a chi arriva in Europa per motivi economici. Un conto è chi viene dalla Siria, un conto che viene dalla Costa d’Avorio.
Il grande tema dell’edizione 2015 della Festa di Mirabello è la crisi della rappresentanza a destra. E’ questa la nota di fondo che è emersa nella tavola rotonda che ha preceduto l’intervista con Fini. All’incontro, dal titolo “Dove va la destra?”, hanno partecipato Roberto Menia, Alessandro Urzì, Pasquale Viespoli, Michele Facci, Giusppe Consolo, Fausto Orsomarso, Giorgio Conte. Secondo Viespoli c’è bisogno di costruire una nuova offerta politica. Occorre un “pensiero di destra organizzato” perché c’è bisogno di un “progetto per la nazione” in un’Italia in via di disarticolazione. A parere di Menia esistono “forti motivazioni per riannodare i fili” e per restiuire all’Italia una “destra civile e nazionale”.La tavola rotonda è stata precedetuta da un intervento del sondaggista Arnaldo Ferrari Nasi. Secondo il sociologo lo spazio potenziale per una nuova formazione di destra è 20 per cento. La condizione essenziale è il rinnovamento.