I profughi e la rotta balcanica. Orban: prioritaria la difesa delle frontiere
L’arrivo di migliaia di profughi siriani a Vienna e a Berlino non ha pacificato le frontiere “calde” d’Europa lungo le quali la migrazione di massa si sta abbattendo mettendo a nudo contraddizioni e indecisioni dei singoli Stati e dell’intera Unione europea. Prosegue incessante la fuga di profughi attraverso la cosiddetta ‘rotta balcanica’. Circa 5 mila migranti sono entrati in Macedonia dalla Grecia nelle ultime 24 ore. Tutti – in prevalenza siriani, afghani, pachistani, iracheni in fuga da guerre e povertà – continuano il viaggio verso Serbia e Ungheria, con l’intenzione di raggiungere Germania, Austria, Svezia e altri Paesi del nord Europa.
Orban: prima delle quote, pensiamo alle frontiere
Il premier ungherese Viktor Orban, in una riunione con gli ambasciatori del paese, convocati per l’emergenza immigrazione, non ha escluso di accettare, in futuro, il sistema di quote dell’Ue. “Il problema sta nelle priorità. Più tardi, potremmo anche parlare di quote, ma ora il problema è la difesa delle frontiere dell’Ue”, ha detto. La maggioranza dei profughi viene qui, ha aggiunto, non perché in pericolo di vita, ma perché cerca una vita migliore nell’Europa ricca. “Noi, in Ungheria, conviviamo da secoli con i rom, ma non vogliamo convivere con musulmani. E’ un’altra cultura, e gli ungheresi non vogliono questa presenza”. L’Ungheria procede spedita sulla costruzione di un muro al confine con la Serbia, dove ha schierato anche qualche migliaio di militari. Il tema dell’arrivo dei profughi tuttavia divide il Paese: sia a Budapest che nei campi di accoglienza decine di volontari e diverse organizzazioni aiutano i profughi per il primo soccorso e per indirizzarli sulle rotte verso l’Austria e la Germania.
Scontri tra profughi e polizia al confine con la Grecia
Tafferugli tra polizia macedone e migranti si sono verificati al confine con la Grecia. Come riferiscono i media, gli incidenti sono scoppiati all’alba quando circa 2 mila migranti, in attesa nella località greca di Idomeni, hanno cercato di entrare in Macedonia in massa, mentre le autorità di Skopje consentono l’ingresso a piccoli gruppi ogni mezz’ora. Dopo momenti di alta tensione, la situazione si è calmata, con le autorità di Skopje che hanno consentito l’ingresso in Macedonia a un migliaio di migranti fino a metà giornata.
La Serbia chiede aiuti per i profughi
La Serbia fa sapere intanto di avere bisogno di maggiori aiuti per far fronte alla crescente emergenza migranti. Lo ha detto il ministro del Lavoro e affari sociali Aleksandar Vulin. “Le nostre riserve sono agli sgoccioli. Serve una volontà politica della Ue per aiutarci. Se siamo parte del problema dovremo essere anche parte della soluzione, in caso contrario saremo noi a sollevare il problema”, ha aggiunto il ministro. La Serbia è un Paese di transito per i migranti e profughi in marcia lungo la ‘rotta balcanica’ e diretti in Europa occidentale, e dall’inizio dell’anno sono state oltre 120 mila le persone che l’hanno attraversata.
Tentativi di fuga dal campo di Roeszke (Ungheria)
Alcune decine di migranti e profughi hanno cercato infine di scappare dal centro di prima accoglienza di Roeszke, nel sud dell’Ungheria al confine con la Serbia, ma sono stati ripresi in breve tempo dalla polizia, che li ha riaccompagnati nel centro. Ne hanno dato notizia i media serbi. ‘Libertà’, ‘Non vogliamo stare in questo campo’ hanno scandito a gran voce i migranti, una cinquantina circa. Non è la prima volta che a Roeszke i migranti si ribellano cercando di fuggire, per protesta contro le lungaggini e l’eccessivo carico burocratico nelle operazioni di registrazione.