Inps, ai sindacalisti le pensioni più alte e vantaggi doppi. Agli altri solo tagli

5 Set 2015 10:45 - di Augusta Cesari

Che il governo voglia mettere le mani sulle pensioni per fare cassa è cosa nota: come farlo e su quale categoria di lavoratori sia più vantaggioso farlo è ancora al vaglio del ministero dell’Economia, ma una cosa invece è certa, certissima: sono i sindacalisti a ricevere gliu assegni più ricchi. I sindacalisti possono contare in media su pensioni molto più vantaggiose. Lo denuncia l’indagine “Porte aperte”dell’Inps ricordando come per uno stesso periodo la categoria può cumulare la contribuzione figurativa del lavoro in aspettativa, quello svolto prima di passare al sindacato, a quella dell’impegno nell’organizzazione. Alla ricostruzione dell’Istituto di previdenza,  Cgil e Uil si chiudono a riccio e rispondono con un secco «nessun privilegio», spiegando che semplicemente «si applica rigorosamente le leggi in vigore». Regole contributive e previdenziali che però secondo l’Inps sono «diverse dagli altri lavoratori», visto che i sindacalisti «possono vedersi ugualmente versati i contributi (o addirittura lo stipendio) da enti terzi rispetto al sindacato presso cui prestano effettivamente il proprio lavoro e perché possono, prima di andare in pensione, farsi pagare dalle organizzazioni sindacali incrementi delle proprie pensioni a condizioni molto vantaggiose».

Per i sindacalisti vale la doppia contribuzione

Nel dettaglio l’Istituto di previdenza descrive un meccanismo che porta a una sorta di doppia contribuzione: i sindacalisti in aspettativa non retribuita o in distacco (strumento utilizzato nel settore pubblico e remunerato) hanno diritto nel periodo di assenza dal lavoro a ricevere i cosiddetti contributi figurativi, ma spesso per lo stesso lasso di tempo hanno versati anche contributi dal sindacato. E per i dipendenti del pubblico possono ancora essere applicate le regole precedenti al 1993, con il calcolo dell’assegno agganciato all’ultima retribuzione percepita. Tanto che le simulazioni dell’Istituto mostrano che senza questa differenziazione gli assegni sarebbero del 27% più bassi. A proposito nella P.A. le banche dati dell’Inps, cifre aggiornate al 2013, evidenziano 1.045 lavoratori in distacco sindacale, più di quanti invece sono in aspettativa (748). Al contrario nel privato, scrive l’Istituto di previdenza, l’aspettativa retribuita è «molto rara», mentre quella “semplice” conta 2.773 lavoratori. Tuttavia nel frattempo le regole nel pubblico sono cambiate, il dl Madia dell’agosto del 2014 ha infatti dimezzato del 50% i distacchi e permessi sindacali retribuiti. La Cgil però non ci sta e sottolinea che il sindacato non fa altro che rispettare le leggi «che giustamente non contemplano alcuna forma di lavoro non coperto da contribuzione e quindi in nero» e così a quei lavoratori che per l’attività svolta nel sindacato percepiscono una retribuzione maggiore di quella da cui provengono «versa la relativa contribuzione aggiuntiva».

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