Itinerari ucraini, la mitteleuropea Leopoli e i sepolcri degli eroi
L’Ucraina è da mesi all’attenzione del mondo intero per il conflitto con la Russia. Il paese è diventato così il palcoscenico sul quale si gioca un’importante partita geopolitica. Unica potenza mondiale, dopo il crollo dell’Impero Sovietico e il mancato affrancamento dell’Europa, gli Stati Uniti hanno dato vita ad una crisi dagli esiti imprevedibili per cercare, attraverso il perseguimento del traguardo ultimo dell’ingesso di Kiev nella Nato, di cancellare definitivamente il ruolo di potenza mondiale di Mosca. Una strategia che ha spinto Putin a moltiplicare gli sforzi per ricostituire la sua sfera di influenza nelle regioni dell’ex Unione Sovietica. Per un approfondimento delle ragioni dei due contendenti è utile la lettura dell’agile lavoro di Eugenio Di Rienzo, Il conflitto russo-ucraino (Rubbettino 2015, pp.105, €10) mentre per una riflessione sulle basi geopolitiche dell’azione di Mosca consigliamo il libro-intervista di Alain de Benoist ad Aleksandr Dugin, Eurasia Vladimir Putin e la Grande Politica (Edizioni Controcorrente 2014, pp.142, €10). Il nostro itinerario storico culturale esula da considerazioni geopolitiche attuali per ripercorrere alcune pagine di storia che hanno visto il popolo ucraino soffrire sotto il tallone sovietico dalla rivoluzione bolscevica del 1918-1922 fino alla proclamazione dell’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991.
I sepolcri di Leopoli
Capitale dell’antica Galizia, con i suoi 800mila abitanti e il centro storico dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco Leopoli, Lviv in Ucraino, è la città dove l’influenza sovietica e la sua orribile architettura hanno fatto meno danni. Se l’Ucraina, che significa «terra di confine», è la cerniera che divide l’Europa dall’Asia, Leopoli ne rappresenta certamente il lato più europeo.
Sorta nel XIII secolo intorno a una fortezza chiamata Lev («leone» dal nome del figlio del principe Danylo Halytsky che la fece edificare), divenne polacca un secolo più tardi, per entrare nel 1772 a far parte dell’Impero austro-ungarico dove restò fino al 1918. È in questo lungo periodo asburgico, nel quale la regione aveva potuto godere di una relativa autonomia, che sorse la maggior parte dei sontuosi edifici del centro storico e quella cultura dei caffè che rendono l’atmosfera della città intensamente mitteleuropea.
A seguito della dissoluzione degli imperi centrali determinata dalla sconfitta nella Grande Guerra, la città e l’intera Galizia furono assegnate alla Polonia. Sia il nome polacco Lwow, sia quello tedesco Lemberg sono toponimi ancora utilizzati rispettivamente a Warsavia, Vienna e Berlino. I polacchi dovettero subito difendere la regione dagli attacchi dei Bolscevichi, per poi scontrarsi con il nascente movimento indipendentista ucraino e infine soccombere di fronte all’invasione dell’Armata Rossa nel 1939. Dopo pochi mesi, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale e l’Operazione Barbarossa lanciata da Berlino contro Mosca, seguì l’occupazione tedesca che durò fino al termine del conflitto. Con la vittoria sovietica nel 1945, e la dura repressione attuata contro gli indipendentisti e la popolazione civile, la Galizia fu smembrata. La parte occidentale con capoluogo Cracovia tornò alla Polonia mentre Leopoli, ora Lvov in Russo, e la parte orientale della regione furono annesse alla Repubblica Socialista dell’Ucraina. Dopo la dissoluzione dell’Urss è dalla capitale galiziana che partì verso Kiev un forte impulso per l’indipendenza dell’Ucraina che si concretizzò il 24 agosto 1991.
Il cimitero di Lychakivske
Una rappresentazione plastica e fortemente simbolica del destino tormentato di questa regione si coglie visitando il cimitero monumentale di Lychakivske, uno dei più antichi camposanti d’Europa, realizzato alla fine del Diciottesimo secolo quando l’imperatore d’Austria Giuseppe II proibì le sepolture dei defunti nei terreni adiacenti le chiese. Si estende per 40 ettari su di un’intera collina boscosa e la sua atmosfera gotica lo avvicina al più noto Père Lachaise di Parigi. Risalendo la collina del Lychakivske si ripercorre l’intera storia di Leopoli. I monumenti funebri dei notabili polacchi si alternano con quelli degli ucraini e percorrendo i viali del cimitero ci si può imbattere nel sepolcro di un ufficiale dell’Impero asburgico. Tra le tante personalità che qui riposano, fra i quali diversi pittori, scrittori e poeti, ad attirare maggiormente l’attenzione dei visitatori sono le statue del soprano Solomiya Krushelnytska, la più famosa cantante d’opera del primo Novecento, del ginnasta Victor Chukarin, dominatore delle Olimpiadi di Helsinki 1952 e Melbourne 1956 (con 7 ori, 3 argenti, 1 bronzo) e soprattutto il monumento funebre allo scrittore galiziano Ivan Franco (1856-1916), la cui importanza per la rinascita culturale e linguistica dell’Ucraina è seconda soltanto a quella del poeta Taras Shevchenco.
L’opera di Ivan Franco
L’opera letteraria di Franco è tutta tesa alla crescita etica e culturale delle masse popolari ucraine, da realizzarsi attraverso la diffusione dell’istruzione, della scienza, del senso critico, della libertà individuale e nazionale. Studioso del marxismo, aveva ben chiaro che la presa del potere da parte dei bolscevichi avrebbe significato l’avvento di un regime totalitario basato sull’odio e su un sistema poliziesco di gran lunga più spietato di quelli degli Imperi asburgico e zarista.
Nel 1962, a quasi mezzo secolo dalla morte dello scrittore, nel tentativo di tenere a freno il movimento nazionalista, i sovietici decisero di utilizzare il suo nome, ribattezzando Ivan Franco la città di Stanyslaviv, capoluogo della regione dei Carpazi, sulle cui montagne i guerriglieri dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (Upa) avevano continuato a combattere dopo la fine della Seconda guerra mondiale, fino alla metà degli anni Cinquanta.
Visitando il cimitero non si può tralasciare di rendere omaggio ai sacrari militari. Oltre alle salme di 2000 soldati polacchi caduti nel 1918-20 combattendo sia i bolscevichi sia gli ucraini, che si trovano proprio in cima alla collina, c’è un’intera ala del Lychakivske riservata ai caduti dell’Esercito Nazionale Ucraino, dell’Upa di Stepan Bandera, della Divisione SS Galizia, e ci sono naturalmente le tombe più recenti dei caduti della Rivoluzione arancione e dell’odierno confronto militare con i separatisti filorussi dell’Ucraina orientale. Commovente l’incontro con il gruppo di lapidi sotto le quali hanno trovato sepolture le vittime del regime comunista dell’anno 1941. Tra loro anche molti bambini.