«L’Ama ai privati, anzi no». Per il sindaco Marino scoppia la grana “monnezza”

25 Set 2015 17:20 - di Niccolo Silvestri

Ignazio Marino è negli Stati Uniti per incontrare il Papa. È molto probabile che quando ritornerà, la voglia di risalire su un aereo lo assalirà di nuovo. E stavolta davvero per scappare dai guai della Capitale. Il più grosso si chiama Ama, la municipalizzata che a Roma gestisce la raccolta dei rifiuti e di cui si è tornata a parlare in queste ore per via dei 63 lavoratori licenziati come ritorsione per essere stati assunti dall’amministrazione di centrodestra. Un atto di arroganza ammantato di intenti moralizzatori e presentato come atto propedeutico ad un efficientamento del servizio in vista della quotazione in Borsa dell’azienda. Lo ha esplicitamente dichiarato il presidente dell’Ama, Daniele Fortini, suscitando le proteste dei dipendenti.

Il vicesindaco Causi: no all’Ama quotata in borsa

Il problema (per Marino) è che il progetto di Fortini non piace al vicesindaco Marco Causi: «Oggi – ha infatti spiegato di fronte al Consiglio comunale – non è in discussione la struttura societaria. La giunta capitolina non ha nessuna intenzione di produrre delibere sull’assetto societario della società Ama. Non è nel programma della giunta – ha aggiunto -. Oggi parliamo di affidamento e di come riorganizzare il ciclo dei rifiuti a Roma». Non è dato sapere se prima di parlare Causi si sia consultato con Marino. Quel che certo è che i lui o Fortini sta disattendendo le scelte del primo cittadino. Ma il vicesindaco procede come un treno e, riferito al presidente Ama, dice a chiare lettere che sul futuro dell’azienda «non è lui a decidere».

Fortini, presidente dell’azienda è invece favorevole. E Marino?

«Non c’è nessuna monoutility italiana del settore rifiuti quotata in borsa – ha detto ancora il vice di Marino – eppure in Italia ce ne sono di molto più efficienti rispetto Ama, penso a quella di Torino e Genova. Evidentemente ci sarà un motivo». Infine, la “chiusa” tutta politica del suo intervento: «Semmai domani qualcuno volesse portare in quest’Aula la proposta di quotare in borsa una società del comune di Roma, dovrebbe farlo con un atto specifico. Se poi qualcuno lo farà, questo qualcuno non sarò io. Io un po’ di senso della misura ce l’ho». “Ignaro” Marino è avvertito.

 

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