L’Isis: decapiteremo i russi che verranno in Siria. Ma non sarà facile…
Esplode il caso Russia-Siria. Il presidente russo Vladimir Putin si prepara a lanciare attacchi aerei unilaterali contro l’Isis, se gli Stati Uniti respingeranno la sua proposta di unire le forze. Lo riferisce l’agenzia Bloomberg, che cita una fonte del Cremlino e del ministero della difesa russo. Putin preferirebbe che gli Usa e gli alleati coordinassero le loro forze contro i jihadisti insieme a Russia, l’Iran e esercito siriano. Ipotesi questa che l’amministrazione Usa ha finora scartato, sempre secondo le fonti. E il Califfato minaccia: taglieremo le teste dei soldati russi in Siria, dice l’organizzazione dello Stato islamico (Isis) commentando le notizie di un maggior coinvolgimento di Mosca nella guerra in Siria. Lo riferisce l’Osservatorio per i diritti umani in Siria, citando un predicatore jihadista a Raqqa. Secondo l’Ondus, un predicatore dell’Isis nella cosiddetta capitale dello Stato islamico in Siria ha pronunciato nelle ultime ore una predica durante la quale ha affrontato il tema della possibile presenza di soldati russi nel Paese per combattere l’Isis. «L’arrivo dei russi nei Paesi del Levante (Sham, il nome islamico per la Siria) è una vera e propria richiesta del Califfato… i soldati (del Califfo) non vedono l’ora di vedere i soldati russi nel Levante per raccogliere le loro teste e tagliare i loro colli», ha detto il predicatore. «La Russia sarà sconfitta nel Levante come è stata sconfitta in Afghanistan», ha aggiunto il predicatore dell’Isis. Solo che l’Isis non ricorda che l’esercito russo ha avuto un significativo battesimo del fuoco contro i fondamentalisti in Cecenia, uscendone poi vittoriosa.
Damasco bombarda i terroristi con aerei russi
Intanto l’aviazione governativa siriana ha bombardato postazioni dell’organizzazione dello Stato islamico nella regione di Aleppo con nuovi jet ricevuti dalla Russia. Lo riferisce sempre l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, precisando che i caccia hanno compiuto raid nei pressi della base aerea di Kweiris, a est di Aleppo, in mano ai governativi ma da tempo assediata dall’Isis. Le fonti non precisano il tipo di velivoli militari russi impiegati dall’aviazione di Damasco. Si è poi appreso che sarebbero oltre 1.700 gli specialisti militari russi nel porto siriano di Tartus, l’unico di Mosca nel Mediterraneo. Lo scrive il quotidiano Kommersant citando una fonte militare secondo cui all’inizio della crisi siriana nella base russa c’erano «solo alcune persone», mentre adesso la presenza militare russa sarebbe molto più forte. Secondo un’altra fonte citata da Interfax, a Tartus ci sono «uno-due compagnie di fanteria di marina, uno-due plotoni di carri armati e una piccola unità di elicotteri». Inaugurando la nuova moschea di Mosca, Putin ha difeso la vera fede musulmana attaccando «i terroristi dell’Isis che compromettono la religione mondiale dell’Islam, seminano discordie, distruggono monumenti come barbari, uccidono anche personalità religiose musulmane, con una ideologia basata su menzogne, sulla perversione dell’Islam». «Cercano di arruolare gente anche nel nostro Paese», ha ammonito Putin riferendosi all’Isis. «Voglio esprimere immenso rispetto ai nostri leader musulmani che resistono, perdendo le loro vite, come eroi. Sono sicuro che continueranno il loro lavoro», ha aggiunto, ricordando che la Russia è un Paese multietnico e multiconfessionale e che i musulmani, presenti nel Paese sin dal Medioevo, sono un importante elemento di pace.