
L’addio di Napoli a Genny, ucciso a 17 anni. Attacco del parroco alle istituzioni
Cronaca - di Redazione - 11 Settembre 2015 - AGGIORNATO 11 Settembre 2015 alle 12:33
Commozione, striscioni, lancio di palloncini bianchi e lanterne cinesi per dare l’ultimo addio a Gennaro Cesarano. Una folla di centinaia di giovani e di abitanti del rione Sanità ha partecipato a Napoli ai funerali del 17enne ucciso la notte del 5 settembre a colpi di pistola. Due striscioni con le scritte “Genny vive” sono state esposte davanti alla chiesa di San Vincenzo alla Santità e sull’altare. Sul sagrato decine di ragazzi hanno indossato t-shirt con la foto di Gennaro e altri ancora si sono seduti a terra intorno alla sua bara bianca.
Funerali di Genny e la dura omelia del parroco
La cerimonia funebre, che doveva iniziare alle 7.30 per disposizione della questura di Napoli, è cominciata con venti minuti di ritardo, in un’atmosfera di grande commozione. Dura l’omelia del parroco don Antonio Loffredo che ha invitato il quartiere ad osservare il lutto, esponendo nelle case un fiocco nero ed uno viola, «fino a quando non ci sarà una risposta dalle istituzioni su quello che è accaduto». Mentre padre Alex Zanotelli, che ha concelebrato la cerimonia, ha parlato di «una città spaccata, bella e “malamente”, quella della Sanità, del rione Traiano, di Scaglia e quella del Vomero». «Quanto sangue si è versato in questi giorni – ha aggiunto – e anche le nostre mani grondano di questo sangue. Tutti, Chiesa compresa, dobbiamo prenderci le nostre responsabilità».
Gli applausi della folla e i palloncini bianchi
All’uscita dalla chiesa la bara è stata salutata dal lancio di palloncini bianchi e lanterne cinesi. Applausi ripetuti da parte della folla che non ha trovato posto all’interno della chiesa, cresciuta fino a oltre mille persone. Dalle finestre delle case vicine alla chiesa sono cominciati a spuntare drappi neri a lutto come richiesto dal parroco don Antonio Loffredo. Il legale della famiglia, l’avvocato Marco Campora, ha ribadito con forza, al termine della cerimonia funebre l’estraneità del diciassettenne alla criminalità organizzata. «Questa cerimonia partecipatissima e la stessa autorizzazione a funerali pubblici – ha detto – confermano che l’iniziale ipotesi investigativa su un coinvolgimento di Genny in vicende criminali non ha alcun riscontro». Alla domanda di un giornalista sul movente e sulla dinamica della sparatoria della notte del 5 settembre, l’avvocato ha detto: «La nostra idea è che si sia fatto fuoco all’impazzata e che Genny sia rimasto colpito forse mentre fuggiva, ma non era lui il bersaglio». Il motivo della sparatoria, secondo il legale, sarebbe quello di «una prova di forza di un gruppo criminale».
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