Renzi a caccia di senatori: “Venite con me e la vostra poltrona sarà salva”
Matteo Renzi a caccia di senatori. La parola magica, oggi come ieri, è “governabilità”. In politica nulla meglio della “governabilità” riesce a sedurre perché è solo grazie a essa che saltafosso abituali e malpancisti di professione cessano di colpo di essere tali per assumere le sembianze di luminosi padri della patria. Sempre che, beninteso, il governo da salvare non sia presieduto da Berlusconi perché in quel caso nessuno transfuga si salva dall’accusa di essersi venduto e la sua memoria brucerà in eterno. Chiedere per conferma a Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, i cui nomi ancora campeggiano nelle cronache parlamentari a emblema dell’inestirpabile trasformismo italiota. Lo ha riconosciuto persino un implacabile nemico del Cav come Il Fatto quotidiano diretto da Marco Travaglio.
Renzi a caccia di senatori
Se invece – come si legge in queste ore – il premier da salvare è Renzi, la musica cambia e pure la lingua. La compravendita diventa scoutismo e, come d’incanto, scoloriscono eventuali contorni penali (solo pochi mesi fa il Cavaliere è stato condannato in primo grado per aver fatto cadere il governo Prodi) a tutto vantaggio di quelli “politici”. Persino i protagonisti vengono inquadrati in una luce diversa. Lo sa bene Denis Verdini: al tempo della contabilità di deputati e senatori per il centrodestra era un affarista senza scrupoli travestito da parlamentare. Ora che lo fa per il Pd sembra un tranquillo ed onesto ragioniere, un Fantozzi qualsiasi. Pare che sia proprio lui, di concerto con il renziano Luca Lotti, a sussurrare la parolina magica nell’orecchio di tanti esponenti dell’opposizione convertendoli alla tesi della bontà delle riforme. Nomi sconosciuti al grosso pubblico come Domenico Auricchio, Mimì per gli amici, berlusconiano doc con licenza di sostenere il governo, o come la senatrice Eva Longo che non disdegnerebbe di votare sì soprattutto se si appalesasse la possibilità di ottenere la presidenza della commissione Infrastrutture o, ancora, come ex-leghisti passati con Flavio Tosi, fresco di un incontro con Renzi: «Abbiamo parlato di legge di stabilità», ha chiarito il sindaco di Verona. Un altro statista.
Palazzo Madama è come un suk
In tanta ipocrisia, la palma dell’involontario umorismo va senz’altro assegnata alla renziana Nicoletta Favero, impegnata a rintuzzare un senatore grillino che dagli studi di Agorà aveva accusato il Pd di fare campagna acquisti tra i senatori: «In un momento così delicato e importante – ha detto – affermare, come ha fatto il senatore Santangelo, che sia in corso una compravendita, un movimento di voti tra Verdini e Zanda, è un atto gravissimo, ancor più in una trasmissione di larga audience e che raggiunge milioni di italiani». E ti pare che ci voleva la Rai per far capire agli italiani quel che sta succedendo a Palazzo Madama?