Salvatore Girone, interviene il Cocer: se non è un ostaggio, cosa fa in India?

8 Set 2015 16:08 - di Priscilla Del Ninno

Sulla detenzione di Salvatore Girone interviene divulgando una nota a riguardo anche il Cocer, chiedendo che al nostro fuciliere di Marina possa essere «consentito di rientrare in Italia. Se non è un ostaggio – chiede provocatoriamente il Consiglio Centrale di Rappresentanza – che ci fa ancora in India?».

Salvatore Girone, l’intervento del Cocer

Già, un ostaggio: è questa la parola chiave che riassume meglio di altre la realtà che coinvolge il militare italiano, trattenuto in India da ormai oltre anni. A nulla sono valse, fin qui, trattative diplomatiche e mobilitazioni di piazza, campagne umanitarie e inziative politiche mosse soprattutto dal centrodestra: nessuno dei tre governi di centrosinistra che si sono succeduti in questi tre anni, dai tecnocrati di Monti a Renzi, passando per Enrico Letta, sono riusciti a sbloccare la situazione. Né richieste strategiche né, finora almeno, arbitrati internazionali, sono riusciti a liberare dall’immobilismo della situazione e dalle intricate maglie burocratiche-processuali le sorti dei nostri due marò, invischiando in tre anni di impaludamento giuridico le vite dei nostri due Marò. Tanto è vero che solo un serio problema di salute ha fatto sì che almeno Massimiliano Latorre potesse rientrare in Italia (per curarsi). A nulla sono valse, però, le richieste di potersi curare in Italia formulate da Girone, che in India si è ammalato di Dengue, una febbre virale che ne ha compromesso le condizioni di salute e che ha richiesto l’invio a New Delhi di due immunologi italiani inviati dal Ministero della Difesa. «Ad oggi sono ancora ammalato – ha cercato di far sentire la sua voce Girone, dato per guarito definitivamente –. I valori del mio sangue non sono perfetti come lo erano prima di contrarre la dengue. Avrei bisogno di “cure” – ha ribadito il marò dall’India –  e di «convalescenza e riposo psicologico nella mia casa natale, così come spetterebbe ad ogni dipendente statale militare. Ma io non posso visto il mio stato detentivo illegale». E dunque, torna l’interrogativo retorico avanzato dal Cocer: «A Salvatore deve essere consentito di rientrare in Italia. Se non è un ostaggio, che ci fa ancora in India?»

 Richiesta di libertà

«In occasione della Giornata della memoria dei marinai scomparsi in mare, mentre vanno ricordati tutti gli uomini di mare che hanno sacrificato la loro vita per il Paese – si legge nella nota del Cocer – non possiamo dimenticare le sofferenze di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone». «Nonostante le rassicurazioni tecniche fatte dallo Stato Maggiore della Difesa sullo stato di salute di Girone rimaniamo molto preoccupati», prosegue il Cocer rilanciando le dichiarazioni dello stesso militare, appena citate. Così, «dopo oltre tre anni di detenzione – conclude l’organismo di rappresentanza – ci sono altri aspetti di natura medica, come quelli psicologici, che possono gravemente inficiare la salute di una persona e devono essere sempre tenuti in considerazione; per questo riteniamo che la precisazione dello Stato Maggiore della Difesa sullo stato di salute di Salvatore appare poco opportuna e parziale». E pertanto, chiosa la nota, «con la sospensione dei procedimenti sia in India che in Italia, e non essendoci alcun capo d’imputazione, riteniamo che non si possa limitare la libertà degli individui in barba alle norme sui diritti dell’uomo. A Salvatore deve essere consentito di rientrare in Italia». Ma evidentemente,  come questa storia ha drammaticamente dimostrato in questi tre lunghi anni di soprusi e incongruenze, di ingiustizia e temporaggiamenti, l’assurdità e il dispotismo dei provvedimenti presi da New Delhi sul caso Marò non hanno ancora toccato abbastanza il fondo…

 

 

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