Scoperta shock, i soldi all’Isis arrivano anche dall’Italia. Ecco come
Soldi all’Isis? Arrivano anche dall’Italia, tra i maggiori finanziatori (a sua insaputa?) dei terroristi agli ordini dello Stato Islamico, persino davanti alla Grecia e alla Francia. Come, è spiegato in una sconcertante inchiesta di Le Monde, firmata da Anne-Laure Linget Riau, esperta in approvvigionamenti internazionali nel settore del tessile e dell’abbigliamento.
Soldi all’Isis dall’Italia
Già, perché andando a fare le pulci ad affari di import-export, al giornale d’oltralpe è risulato che il cotone siriano venduto all’Europa finisce per finanziare i terroristi dello Stato Islamico (Isis). Dunque, secondo lo studio pubblicato da Le Monde, parte della produzione dell’industria tessile siriana alimenta le casse dell’Isis. Contro ogni attesa, infatti – precisa il quotidiano francese – nonostante la violenza del conflitto, la produzione di cotone non è del tutto scomparsa dalla Siria. E così, lo studio di Anne-Laure Linget Riau, nota esperta di settore, afferma che 6% delle importazioni di cotone in Turchia proviene da campi controllati al 90% dai fondamentalisti islamici dell’Isis.
Il mercato del cotone siriano
Una scoperta corredata dall’informazione secondo cui il mercato di cotone siriano avrebbe portato nelle casse dell’organizzazione terroristica circa 150 milioni di dollari (135 milioni di euro) solo nel corso dell’ultimo anno. Gli industriali turchi negoziano quindi i prezzi al ribasso, tanto più che la provenienza di questa materia prima non è tracciabile. Un quinto delle t-shirt fabbricate in Turchia, allora, vengono realizzate con cotone coltivato nel nord della Siria. Si calcola, per esempio, che 1,2% delle magliette vendute in Francia finanziano l’Isis. «Nel 2010 la Siria era il decimo produttore mondiale di cotone, il terzo di cotone bio, quello che serviva a fabbricare, per esempio, le t-shirt del gruppo C&A», ha spiegato l’esperta. E anche se nel frattempo ha perso molte posizioni, Damasco continua comunque ad esportare vestiti. «Tutte le esportazioni ufficiali vengono controllate dal regime di Bashar Al-Assad. Per motivi politici, la Germania, che per lungo tempo è stato il primo mercato per la Siria, ha smesso di importare. Per effetto di compensazione – conclude quindi Le Monde – la Francia è diventato il terzo mercato d’esportazione della Siria…dopo l’Italia e la Grecia».