La destra ha una grande opportunità per ripartire, ma servono le primarie
C’è fermento nella vecchia casa di Alleanza Nazionale. L’assemblea del prossimo 3 ottobre, infatti, decreterà il nuovo assetto della Fondazione che ha di fatto ereditato una parte della storia politica italiana. La destra, oggi divisa e frammentata, si prepara a quell’appuntamento con l’approccio sbagliato fatto di nuove divisioni fra vecchie correnti. A ben guardare, più che un tentativo di ricongiunzione sembra di assistere all’ennesima guerra di posizione per detenere la piccola e quasi spenta fiammella del Movimento sociale. Servirebbe un approccio diverso e un tantino più costruttivo. Che fare? Ripartire dal basso innanzitutto.
La destra può rinascere: ecco come
Oggi a destra c’è una forte crisi di rappresentanza, a causa degli errori dell’intera classe dirigente di An. Basterebbe ammettere ognuno i propri errori con una buona dose di umiltà per tornare a ragionare. Da dove partire? La Fondazione può essere uno strumento utilissimo alla ridefinizione della destra italiana in termini di identità, valori e organizzazione. La costituzione di tavoli tematici permanenti sulle grandi questioni che attanagliano il Paese sarebbero un valore aggiunto al dibattito politico e funzionali ad un nuovo impegno della destra nazionale. Ma come fare senza unità di intenti fra i vari soggetti? Ripartire dal basso appunto. La destra post-berlusconiana ha bisogno di una grande dose di democratizzazione per guarire dalla malattia del leaderismo e del correntismo. Tutto finito? No, c’è una grande possibilità per rinascere dalle ceneri, forse l’ultima. Parola d’ordine: primarie! La Fondazione An ha uomini e risorse per costruire la piattaforma di cui ha bisogno per organizzare le primarie della destra a cui far aderire quante più personalità e segmenti di centrodestra dispersi nell’iperuranio politico. Primarie dal basso e con regole certe, quindi, per costruire un grande partito di destra di cui l’Italia ha bisogno, per ridefinire insieme le identità, i motivi di un rinnovato impegno e la costruzione di quel grande partito popolare che il Pdl non è riuscito a diventare e che la destra ha il dovere di costruire per dare un’alternativa di governo ai tanti italiani che non credono nel renzismo.