La destra ha una grande opportunità per ripartire, ma servono le primarie

12 Set 2015 18:07 - di Giuseppe Tatarella

C’è fermento nella vecchia casa di Alleanza Nazionale. L’assemblea del prossimo 3 ottobre, infatti, decreterà il nuovo assetto della Fondazione che ha di fatto ereditato una parte della storia politica italiana. La destra, oggi divisa e frammentata, si prepara a quell’appuntamento con l’approccio sbagliato fatto di nuove divisioni fra vecchie correnti. A ben guardare, più che un tentativo di ricongiunzione sembra di assistere all’ennesima guerra di posizione per detenere la piccola e quasi spenta fiammella del Movimento sociale. Servirebbe un approccio diverso e un tantino più costruttivo. Che fare? Ripartire dal basso innanzitutto.

La destra può rinascere: ecco come

Oggi a destra c’è una forte crisi di rappresentanza, a causa degli errori dell’intera classe dirigente di An. Basterebbe ammettere ognuno i propri errori con una buona dose di umiltà per tornare a ragionare. Da dove partire? La Fondazione può essere uno strumento utilissimo alla ridefinizione della destra italiana in termini di identità, valori e organizzazione. La costituzione di tavoli tematici permanenti sulle grandi questioni che attanagliano il Paese sarebbero un valore aggiunto al dibattito politico e funzionali ad un nuovo impegno della destra nazionale. Ma come fare senza unità di intenti fra i vari soggetti? Ripartire dal basso appunto. La destra post-berlusconiana ha bisogno di una grande dose di democratizzazione per guarire dalla malattia del leaderismo e del correntismo. Tutto finito? No, c’è una grande possibilità per rinascere dalle ceneri, forse l’ultima. Parola d’ordine: primarie! La Fondazione An ha uomini e risorse per costruire la piattaforma di cui ha bisogno per organizzare le primarie della destra a cui far aderire quante più personalità e segmenti di centrodestra dispersi nell’iperuranio politico. Primarie dal basso e con regole certe, quindi, per costruire un grande partito di destra di cui l’Italia ha bisogno, per ridefinire insieme le identità, i motivi di un rinnovato impegno e la costruzione di quel grande partito popolare che il Pdl non è riuscito a diventare e che la destra ha il dovere di costruire per dare un’alternativa di governo ai tanti italiani che non credono nel renzismo.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *