Terrorismo: Parker, capo degli 007 inglesi: oramai il web è fuori controllo
Internet rischia di essere una zona franca per i terroristi, che possono servirsene per comunicare e tessere trame al riparo da occhi “indiscreti”.
E’ il grido d’allarme lanciato da una fonte più che autorevole: Andrew Parker, il capo dell’Mi5 britannico, cioè i Servizi Segreti di Sua Maestà, lo ha detto forte e chiaro ai sudditi inglesi affacciandosi alle loro case dagli schermi della Bbc.
In un’intervista televisiva tutt’altro che rassicurante il capo dell’Mi5 mette in guardia gli inglesi dal pericolo che si nasconde nella Rete, proprio a causa della sua pervasività e viralità, e invoca, di conseguenza, quella che definisce, con un diplomatico giro di parole, «responsabilità etica» da parte delle grandi aziende che dominano il web, a cui di fatto chiede di denunciare possibili sospetti e minacce alle agenzie d’intelligence.
Da questo punto di vista Parker rivela che il governo sta mettendo a punto una nuova legislazione per consentire all’Mi5 di applicare una sorveglianza e un monitoraggio più stringenti sul web sempre però, ci tiene a sottolineare, in seguito a quella che sarà poi la decisione definitiva del Parlamento.
Una delle problematiche sulle quali il capo dell’Mi5 si sofferma particolarmente non nascondendo la sua frustrazione e quella dei suoi uomini riguarda la crittografia dei dati che sta creando notevoli problemi alle agenzie di intelligenze e alle forze di polizia: un problema «molto grave», sottolinea Parker, aggiungendo che « è nell’interesse di tutti che i terroristi non possano essere in grado di comunicare fuori dalla portata delle autorità».
L’allarme lanciato da Parker svela molte cose fra le righe sulla superiorità degli 007 nei confronti della lotta al terrorismo. Dice, soprattutto, che i Servizi inglesi – e, in verità – quelli di tutto il mondo, iniziano ad avere il fiato corto nella caccia ai terroristi sul web.
Tre, essenzialmente, le ragioni. Primo, evidentemente, la grande capacità del web di raggiungere in poco tempo un numero elevatissimo di persone, di contatti e, quindi, anche di consensi da parte dei cyberreclutatori dell’Isis sta aumentando il gap fra chi scappa e chi insegue. Insomma i consensi che l’Isis sta raccogliendo via web iniziano a essere troppi e ingestibili.
Secondo: la “spiata” di Snowden ha svelato troppe cose delle strategie dei Servizi e delle loro capacità scoprendo loro il fianco e restituendo un vantaggio competitivo ai terroristi. Cosa che ha fatto anche Assange.
Infine c’è un altro aspetto che apre altri scenari inquietanti e sul quale Parker si sofferma, sia pure non entrando nel merito: le tecnologie più moderne, afferma Parker, consentono di comunicare ormai via internet «fuori dal controllo delle autorità». E questo non solo perché il dopo-Snowden ha portato parecchi colossi del web a chiudere le porte in faccia ai controlli degli 007 in nome della tutela della privacy e dell’integrità dei dati dei propri utenti. Ma anche perché – e questo Parker non lo dice ma lo si intuisce nelle sue parole in qualche modo accorate – deve essere stata una bruttissima botta, molto peggio di quanto è stato detto finora, quella dell’hackeraggio dell’Hacking Team, cioè la società milanese che riforniva tutti i Servizi segreti e le polizie del mondo dei sistemi – il più famoso è Galileo – di intrusione , monitoraggio e controllo di pc da remoto.