Berlusconi apre a Salvini e Meloni come candidati sindaco a Milano e Roma
«Ci vuole qualcuno che abbia capacità imprenditoriali. Milano e Roma devono essere amministrate come grandi aziende con squadre di manager». Il sindaco manager non c’è. In due settimane promette di trovare comunque un candidato. Ma per ora – si legge su “la Stampa” – il leader di Forza Italia si piega al solito toto-nomi della politica: «Matteo Salvini e Giorgia Meloni sarebbero buone opportunità. Ma sono nomi ancora sul tavolo da esaminare». Di sicuro il Cavaliere, in questo one man show che si prende tutta la platea del milanesissimo Teatro Dal Verme sotto un solo striscione «Forza Silvio», sa che in ballo c’è molto di più delle prima poltrona in Campidoglio e a Palazzo Marino. Gasa la sala Silvio Berlusconi: «Le elezioni a Milano e Roma sono fondamentali anche in preparazione delle elezioni politiche dove dobbiamo vincere alla grande per riportare in Italia la democrazia».
Berlusconi apre a Salvini-Meloni “Ma ci vorrebbe un manager”
Poi da i numeri sulla base di chissà quali improbabili sondaggi: «A Milano dobbiamo vincere con il 20-30% più degli altri». E alla fine accende i motori di quella che dovrebbe essere la rimonta: «Dobbiamo fare una grande crociata per la democrazia, una grande catena di Sant’Antonio per la libertà». La «guerra santa» di Silvio Berlusconi galvanizza assai suor Donata, qui con veste d’ordinanza: «Mi piace… L’ho sempre votato…». E titilla pure Efe Bal, la famosa trans transitata dalla Lega a Forza Italia: «Ho sempre voluto conoscere Silvio Berlusconi ma non ad Arcore…». Nemmeno fosse un bunga-bunga, il teatro risponde generosamente al Cavaliere in gran forma. Lui promette che sarà in prima linea a Roma e a Milano, consiglia di trovare 100 buoni motivi m 100 giorni per votare centrodestra, suggerisce di raccontare una barzelletta diversa ad ogni comizio «perché fa tanta simpatia e con la simpatia si vince». Certo anche lui ha qualcu no che gli sta antipatico anche se non molto tempo fa ci andava a braccetto. Il nome di Matteo Renzi, neanche lo fa. Ma lo addita a pericolo pubblico numero 1