Canone Rai in bolletta, Freccero: chi fa ricorso vince di sicuro

30 Ott 2015 15:32 - di Livia De Santis

«Mettere il canone in bolletta per poi finanziare con i ricavi il fondo per abbassare le tasse è un modo di fare una legge falsa. L’idea del canone in bolletta mi aveva colpito molto, ma poi quando sento che i soldi sono destinati per altre cose, significa fare il gioco delle tre carte, e allora mi incazzo veramente». È la dura presa di posizione del consigliere Rai Carlo Freccero contro la normativa contenuta nella legge di Stabiltà. Intervistato da Radio 24 ha spiegato che contro il canone in bolletta si può fare un ricorso: «Perché se serve per tassare altre cose in modo indiretto è gravissimo. Io trovo che il canone in bolletta sia una cosa normalissima, quello che contesto è di destinare i soldi per altre cose, come gli 80 euro».

Rai, Freccero e la polemica sui compensi a Varoufakis

Freccero poi  ha difeso la scelta della trasmissione Che tempo che fa di pagare un compenso di 24mila euro all’ex ministro dell’Economia greco Yanis Varoufakis. «La Bbc non ha pagato Varoufakis perché è un brand fortissimo che parla a tutto il mondo – ha affermato – mentre la Rai non ha questo brand, noi siamo degli straccioni. Bisogna dire la verità e giocare a carte scoperte: la Rai in questi anni è stata stuprata, non è più la Rai degli anni Sessanta che era un fiore all’occhiello. Ci sono programmi che grazie alla loro audience producono pubblicità che serve a ripagare altri programmi che non fanno audience». Di diverso avviso Maurizio Gasparri che ha presentato un’interrogazione in Commissione di Vigilanza «per sapere esattamente come funzionino i rapporti tra il servizio pubblico e le società produttrici di programmi e con la Endemol in particolare, quale sia il budget annuale fissato per Che tempo che fa che è una coproduzione Rai». Si sono mossi anche i sindacati e i consumatori. L’Usigrai ha chiesto di fermare lo «strapotere delle società di produzione e degli agenti, che sta determinando una privatizzazione strisciante del servizio pubblico». Si è rivolto alla Corte dei Conti, invece, il Codacons, sottolineando «l’odiosa prassi della rete di Stato di affidare a società esterne format che potrebbe realizzare in casa propria».

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