Marino inchiodato dal ristoratore: «Era con la moglie, volle il vino da 50 euro»
Ignazio Marino ancora nei guai: spendaccione, giramondo e Pinocchio. La procura ha aperto un fascicolo sulle spese del sindaco di Roma, dopo l’esposto di Fratelli d’Italia e dei grillini, e intanto spuntano nuovi dettagli imbarazzanti sulle fatture presentate da Marino e pagate dal Campidoglio per cenette a due e pranzi in famiglia. Se la Comunità di Sant’Egidio ha smentito sonoramente la versione ufficiale del primo cittadino («nessun nostro rappresentante ha mai pranzato o cenato con il sindaco»), il titolare del ristorante la Taverna degli amici, intervistato da Repubblica, svela che al tavolo Marino era solo con la sua consorte.
Marino “per due”
«Era con la moglie, come no… Marino è venuto qui una sola volta”. Maurizio, uno dei titolari del locale a pochi passi dal Campidoglio, prima ancora di vedere la ricevuta pubblicata (ingenuamente) dallo staff dell’inquilino di palazzo Senatorio (120 euro), recita a memoria l’etichetta del bianco che ha servito a Marino quel sabato sera di luglio, a sei settimane dall’elezione. «Mi ricordo pure quello che ha preso. Il vino mi ricordo. Una bottiglia da 55 euro. Era uno Jermann vintage tunica». E le voci della fattura lo confermano: coperto per due, è scritto sulla prima riga della fattura. «E l’unica volta che ho visto Marino, in questo ristorante era con la moglie, era seduto a quel tavolo là», insiste il proprietario indicando un tavolino all’aperto, protetto da una siepe. La versione è confermata dal cuoco Nazario, che dice di ricordare che a prenotare nel pomeriggio è venuta proprio la moglie del sindaco di persona. «Quando ha detto “Marino per due”, ho pensato subito sarà la moglie del sindaco”. Infatti era lei, passava di qua e si è fermata per prenotare. È la signora della fotografia».
Si dimetta
Il sindaco straniero persevera. Nell’iltima intervista rilasciata a Chi insiste: «Erano tutte spese istituzionali, incontri e cene fatte per affrontare i problemi della città. E questo succede ovunque, anzi, Roma con me spende meno che in passato e certamente in linea con le altri grandi città». Le opposizioni capitoline e il web si scatenato. Fratelli d’Italia torna a chiedere a Marino di farsi fa parte. «Il fatto che la Procura abbia acceso un faro sui “ristori del giramondo” – scrive Fabrizio Ghera su Facebook – conferma che le nostre denunce andavano nella giusta direzione. Marino dice che ha già detto tutto mentre l’assessore alla Legalità ci mette una pezza commentando che si tratta di un atto dovuto. Di fatto, il sindaco dovrà rispondere davanti alla magistratura se le sue spese goderecce sono state eseguite secondo un uso disinvolto di soldi pubblici a fini privati o meno. Marino cominci a rintracciare giornalisti e mecenati, presenti come lui sostiene ai suoi banchetti ma di cui ancora oggi non vi è nessuna traccia». In una nota stampa i consiglieri cinquestelle fanno la scia: «Dopo l’apertura del fascicolo della Procura e le smentite da parte del ristoratore sulle sue dichiarazioni scritte, invitiamo Marino a dimettersi. Non lo riteniamo degno di ricoprire la carica di sindaco della città di Roma. Invitiamo l’Istituzione capitolina a non assumere più iniziative, né a diramare comunicati a difesa di Ignazio Marino».