Centrodestra, prove tecniche di intesa: ci sarà anche l’8 novembre di Fitto

28 Ott 2015 14:27 - di Karim Bruno

Non solo la manifestazione di Salvini. Ci sarà anche un 8 novembre di Raffaele Fitto. “Noi Conservatori e Riformisti offriamo il nostro evento di Roma, sempre l’8 novembre (ore 10, Teatro Olimpico) a chi vuole costruire un centrodestra riformatore, aperto, pragmatico, pronto a sfidare Renzi per il Governo, e non a fare da comodo sparring partner per il Pd, a quel punto sicuro di vincere”.

Le parole di Raffaele Fitto

“Anche esponenti di Forza Italia, consapevoli della gravità del momento, colgano l’occasione della nostra iniziativa – afferma Raffaele Fitto –  Li invito con amicizia, al di là dei dissensi di questa fase politica. Non abbiano paura”. “Per i moderati e i liberali serve un altro luogo rispetto alla piazza di Bologna dell’8 novembre” altrimenti, prosegue Fitto, “se non si esiste oggi con un profilo autonomo e riconoscibile, non si esisterà neppure nel 2017 e nel 2018…”. “Chi va a Bologna – prosegue – rischia di “affidarsi” alla Lega a scatola chiusa, alle sue parole d’ordine di oggi, adottandole senza discussione, e rischia di non aiutare né la Lega né il centrodestra. Al centrodestra serve almeno un anno, forse due, di competizione di idee, come in America, dove non a caso le primarie hanno una durata di oltre un anno, proprio per far emergere le differenze, per consentire al centrodestra e al centrosinistra di ri-modellarsi, ri-plasmarsi nel confronto. Se il Partito Repubblicano Usa vedesse finire oggi le primarie, a vincerle sarebbe l’estremo Trump, che poi sarebbe naturalmente perdente con i Democratici. Invece tra sei mesi emergerà un candidato più equilibrato e credibile capace davvero di sfidare Hillary Clinton”. “Venendo all’Italia. Davvero possiamo adottare tutti la linea Le Pen sull’Europa? Davvero possiamo tutti confondere la sacrosanta difesa della proprietà privata con l’agitare pistole in diretta tv? Sono solo esempi, e non me ne vogliano gli amici leghisti, che fanno bene il loro mestiere. Ma il loro, appunto”. “Serve qualcuno che svolga un altro compito”, conclude.

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