Anche il comico romano Enzo Salvi polverizza Marino: «Te ne devi annà»

6 Ott 2015 9:04 - di Fulvio Carro

«Caro sindaco Marino ti scrivo, così mi distraggo un po’. E siccome sei sempre lontano, incazzato ti scriverò». Con una lettera che ricalca la famosissima canzone di Lucio Dalla, stavolta è il comico romano Enzo Salvi, detto Er Cipolla, a polverizzare l’inquilino del Campidoglio. E con l’arma dell’ironia colpisce duro.

Enzo Salvi: «Incavolati con te, Marì, a Roma lo sono tutti»

«Incavolati con te, Marì, a Roma lo sono tutti, a partire da quella signora che ti criticava a luglio e tu le hai risposto “Connetta i neuroni!”. Ma si risponde così al proprio datore di lavoro? Perché sono i cittadini che ti pagano, o sbaglio?  Non contento, ad agosto, proprio quando ci sarebbe bisogno di te, quando l’immagine internazionale di Roma crolla, tu che fai? Ci mandi le tue foto con le pinne e la maschera!».  Ora, prosegue, «immaginiamo che, mentre il Ceo della Apple è in ferie, la Apple crolli in borsa e lui dichiari: “E chi se ne frega, sono in vacanza a Miami!”, dieci minuti dopo non è più il Ceo della Apple. Tu invece sei sempre lì, e punti sempre più in alto, riesci pure a farti rimproverare dal Santo Padre.
Ripeto, dal Papa. Ma ti sembra normale?»

“Mi ha invitato lui… no, mi ha invitato il sindaco… anzi no, mi ha invitato l’Università!”. «Ma te pagamo pe’ fa’ il sindaco o pe’ da’ lezioni all’Università di Philadelphia?», incalza Enzo Salvi. «Dopo una figura così, uno abbassa la testa… ma tu no, tu dichiari impettito: “io, fossi stato il Papa, non avrei risposto alla domanda del giornalista”.  Marì, dicono che non c’entri niente con la politica ma mi sa che stai imparando, e pure bene: quanti politici abbiamo sentito non rispondere, in tuo perfetto stile, “Siamo qui per parlare del Paese, non rispondo a stupide domande su quell’insignificante avviso di garanzia che ho ricevuto”. Papa Francesco, per fortuna, è diverso».

L’ironia di Enzo Salvi si abbatte su Ignazio Marino

«Ora dicono che a novembre torni negli Stati Uniti», scrive ancora Enzo Salvi. «Ma qualcuno ti ha spiegato che esistono servizi tipo Skype che, se vuoi, ti fanno collegare, in videoconferenza, con l’Università, il sindaco di Philadelphia e anche con Papa Francesco (sempre se accetta la tua chiamata)? E pensa… è gratis!!! Non c’è bisogno che prendi l’aereo con la carta di credito del Comune e scappi. Anche a Napoleone sarebbe piaciuto svignarsela a Saint Tropez, mentre le sue truppe venivano bastonate a Waterloo… Ma non l’ha fatto!!! S’è “accontentato” dell’isola di Sant’Elena! Vedi Marì, a noi romani basta poco: portare i ragazzini al parco senza che si prendano il tetano; vederli divertirsi senza che debbano giocare a pallone usando, come pali, 2 buste di immondizia (fortuna che i pali son solo 2!); avere un traffico che, non dico scorra, ma almeno che le lumache non ci sgommino vicino; girare su una metropolitana che non si rompa i giorni in cui non c’è lo sciopero.  Io abito a Ostia: il mare di Roma (‘na volta), adesso è un mare de buche! Mia madre c’è cascata dentro, sotto casa mia… l’avemo ritrovata ar Pontile!».

La fascia tricolore «lasciala a qualcuno che c’ha più core»

«A noi basterebbe vivere con un po’ di serenità», conclude Enzo Salvi. «Nessuno ti impedisce di andare a Philadelphia: è la città di Rocky, la città dove hanno fatto la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America. Vacci, ma come privato cittadino, non a nome nostro. Te vojo solo ricordà che tu sei Er Sindaco de Roma… no, dico de Roma, la città più bella der nmonno! Sei partito a fa Er Figo in bicicletta e adesso vai in giro con la scorta… noi, tra un po’, la scorta la dovemo fa’ de pane e acqua, perché i sordi pe’ magnà ce li levi tutti con le multe!  Per cui, Caro Sindaco, la Fascia Tricolore lasciala a qualcuno che c’ha più Core, Uno che nun vò fa’ l’americano ma ce vo solo dà una mano! Grazie Marì!».

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