L’Europa vista da destra? L’ultima proposta vera risale a De Gaulle…
La globalizzazione impone sempre di più alle nazioni di avere una propria visione internazionale delle proprie prospettive. Ormai si parla di futuro considerando aree geografiche che comprendono centinaia di milioni di persone. Si parla di Medio-Oriente nel suo insieme, di sub continente indiano, di Cina, di Sud-Est asiatico, di America Latina, di Africa equatoriale o di Africa mediterranea oppure di Nord America. Nessuno ormai parla più di uno Stato specifico, ma ogni Stato interagisce fortemente con la sua area influenzando e determinando cambiamenti nei paesi confinanti.
La destra non ha proposto la sua idea di Europa
Invece la destra non ha proposto da decenni una sua idea di Europa che avesse contenuti politici chiari. L’ultima proposta fu quella gollista, risalente ormai a più di cinquant’anni fa, della cosiddetta Europa delle Nazioni. Idea che ha presentato forti limiti perché l’Unione Europea, così come è stata realizzata, di fatto è debolissima politicamente in quanto la competizione socio-economica tra gli Stati nazionali uccide il principio di solidarietà sociale e crescita degli interessi comuni. Di fatto ogni Stato aderente egoisticamente cerca di far pagare agli altri la crescita sottraendogli le risorse e l’euro invece di essere la moneta comune è lo strumento con cui le aree ricche mettono in crisi le aree povere, che vivevano molto meglio con la vecchia moneta nazionale, svalutando ogni qualvolta ne avessero bisogno per rendere più competitiva la propria economia produttiva. L’attuale visione dell’Europa non può funzionare e prima o poi la faranno saltare i popoli compressi dalle cosiddette nazioni ricche: ne sono un chiaro segnale i successi elettorali di tutti i partiti critici o ostili all’Unione Europea.
L’Ue deve smarcarsi dal rapporto con gli Usa
La destra deve dare una prospettiva diversa partendo da una scomposizione e un riequilibrio fra gli attuali Stati. L’Unione Europea è nata come organismo dell’Europa occidentale in partnership con gli Stati Uniti. Questa visione è morta con la fine dell’Unione Sovietica e la caduta del comunismo. Sono stati per primi proprio gli americani a rivedere gli equilibri geopolitici del mondo in funzione dei nuovi schemi e dei loro interessi. L’Europa è rimasta impiccata al vecchio schema di subalternità, senza darsi una visione nel contesto storico ed economico prossimo futuro. Per primo l’Unione Europea deve diventare, dal punto di vista quantitativo e qualitativo, solida e forte e questo non può prescindere da un rapporto privilegiato e integrato con la Russia che ha radici storiche, culturali e socio economiche comuni. Deve smarcarsi dal rapporto subalterno con gli Stati Uniti, con cui deve mantenere ottimi rapporti, ma che hanno spesso interessi divergenti, quando non addirittura contrapposti, per esigenze geopolitiche. Deve dotarsi di una politica forte per i paesi del Nord Africa e complessivamente per i popoli del Mediterraneo, mare che tornerà ad essere centrale per gli equilibri del mondo, dove si affacciano centinaia di milioni di persone di paesi che saranno prevedibilmente emergenti in questo secolo, anche solo per motivi di natalità, senza considerare il petrolio e le risorse naturali che continueranno ad essere primarie per i prossimi sessanta-ottanta anni.
Stabilire il ruolo dell’Europa in Medio Oriente
Occorrerà stabilire qual è il nostro ruolo nel conflitto secolare e incomponibile in Medio Oriente tra sciiti e sunniti e fra ebrei ed arabi, occorre valutare quale è il nostro rapporto commerciale tra l’Europa e i grandi produttori dell’estremo Oriente, non solo la Cina, ma anche India, Corea, Vietnam, Taiwan e Pakistan, fuori dei diktat del WTO (World Trade Organization) cioè l’Organizzazione Mondiale del Commercio, che non fa gli interessi dei popoli, ma solo quello dei grandi distributori. Inoltre è fondamentale un ridimensionamento in Europa delle lobby bancarie e finanziarie, apparentemente distinte, ma sostanzialmente unite nel depredare il lavoro e gli individui facendo solo l’interesse del capitale, spesso domicialiato negli Stati Uniti o nei paradisi fiscali. Per fare questo la destra europea unita deve lanciare un manifesto-appello ai popoli europei.