Ecco il nuovo Marino: si agita, saltella e ripassa i compiti come uno scolaro

20 Ott 2015 13:19 - di Silvano Moffa

Il Marino incartato. È la versione un po’ inedita e un po’ folkloristica che offre di sé il sempre più ex sindaco della Capitale. Le cronache (giudiziarie) raccontano di Ignazio Marino rinchiuso dentro casa a ripassare le carte con il suo braccio destro Roberto Tricarico, che lo interroga prima di recarsi in Procura. E poi, ancora l’ex sindaco che ripete con l’avvocato, come uno scolaretto qualsiasi, la “lezione” che dovrà tenere di lì a poche ore dinanzi ai giudici. «Io non ci sto ad essere confuso con quei ladroni». Riferimento più che esplicito a Mafia Capitale.

È il suo mantra. La giaculatoria. Il ritornello. Questa storia degli scontrini, della carta di credito caricata a 50mila euro mese, una cifra che lascia di stucco e fa impallidire, per non dire incazzare, il povero pensionato che tira a campare (si fa per dire) con la modica somma di 500 euro mensili, ossia un centesimo di quella somma, è una storia che più cerca di scansarla, il Marino, più ci resta appeso. Somiglia a un pesce impigliato nella rete. Si agita, si strattona, saltella, spasima, ma la rete lo stringe, lo blocca, lo soffoca. Il gaio è che Ignazio è di una abilità estrema nel mettersi nei guai. Il suo volto si apre spesso a sorrisi incomprensibili, e non capisci se la sua sia ingenuità o finzione. Nel dubbio, stai lì ad osservarlo, a contare le volte in cui scivola sulla buccia di banane. Le sue bugie sono diventate argomento di barzelletta. Crozza ne ha fatto un mito. Striscia la notizia, pure. I taxisti romani, se soltanto azzardi a pronunciarne il nome, ti guardano di sbieco e sfornano sproloqui. I supporter si contano ormai sulle punta di una mano. Patetici, sognano inverosimili caroselli nella piazza del Campidoglio, dove , nelle tiepidi ottobrate romane, continuano ad affollarsi turisti ignari. Dicevamo: Ignazio Marino si fa male da solo. Volete una prova? Eccola. Il suo avvocato, dopo quattro ore di dichiarazioni spontanee rese dinanzi i pubblici ministeri, si è preoccupato di dire che il suo cliente non è indagato, che ha chiarito tutto, che le famose note spese sono state redatte dalla segreteria, che, insomma, Marino non ha colpe, è immacolato, un martire, un poverocristo. Sarà. Ma è davvero strano che possa risultare “non indagato” chi si è recato dagli inquirenti accompagnato dal proprio legale. Ancor più sorprendente è il fatto che, scaricando le responsabilità degli scontrini sulla segreteria e accusando altri di aver falsificato la sua firma, Marino non sappesse che in questo caso avrebbe dovuto denunciare i colpevoli. Domanda: perché non lo ha fatto prima? Perché ha atteso che si aprisse una inchiesta? E poi, al ristorante c’è andato lui o no? I fatti sembrano dargli torto. Per Marino, l’incartato, il conto resta aperto.

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