Fondazione An, i “quarantenni”: «Con Giorgia dialogo aperto, ma no ai veti»
Quota 293 firme su 786 e una certezza: la loro mozione sarà approvata dall’assemblea del 3 e del 4 ottobre. Ostentano ottimismo i “quarantenni”, che chiedono alla Fondazione An di farsi promotrice di una associazione che poi porti alla creazione di un nuovo, grande partito di destra in cui possano ritrovarsi tutte le anime oggi disperse. Ma “vincere l’assemblea”, hanno chiarito i quarantenni, non è il loro vero obiettivo. Tanto meno, lo hanno ribadito più e più volte, lo è il “tesoretto” della Fondazione: «L’associazione per riaggregare tutte le persone di destra, come abbiamo specificato nel testo della mozione – hanno detto – non farà alcun utilizzo del patrimonio mobiliare e immobiliare della Fondazione».
Per la Fondazione An sì alle proposte Bono-Zaccheo e Corsaro
«Ci auguriamo che alla fine dell’assemblea non ci siano vinti, ma solo vincitori, perché speriamo di convincere tutti o quasi», ha spiegato in una conferenza stampa piuttosto partecipata Fausto Orsomarso, che insieme a Sabina Bonelli, Michele Facci, Andrea Santoro, Gianluca Vignale e Alessandro Urzì è uno dei sei firmatari della “mozione dei quarantenni”. Dunque, a poche ore dall’avvio dell’assemblea, per questo gruppo di dirigenti che oggi sono in diversi partiti, ma che si sono riaggregati intorno all’esperienza del ForumDestra lanciata dall’associazione Prima l’Italia di Gianni Alemanno, «il confronto e il dibattito» non solo sono ancora possibili, ma sono più aperti che mai. E, a riprova della loro buona volontà, i quarantenni hanno fatto proprie, inserendole nel testo della loro mozione, due proposte contenute in altre mozioni: la prima, a firma Nicola Bono e Vincenzo Zaccheo, è quella di «far eleggere gli organi della Fondazione (CdA compreso, ndr) direttamente dall’assemblea nazionale, uscendo da qualsiasi procedura verticistica»; l’altra proposta, a firma Massimo Corsaro, è quella di «dare mandato al CdA di indire una trasparente procedura di gara per individuare operatori professionali nella gestione mobiliare e immobiliare della Fondazione».
L’opzione La Russa non convince
«Vogliamo parlare con tutti, non ci sono corsie preferenziali per questo o quello», ha chiarito Santoro, ma è evidente che è soprattutto con Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia che si cerca un punto di incontro. Tra la leader di FdI e i quarantenni c’è già un incontro fissato con l’intento dichiarato di trovare una mediazione. Ma quali possono essere i termini di questo accordo? Ignazio La Russa ha anticipato, in una intervista a Il Tempo a firma Antonio Rapisarda, che «si dovrà arrivare a un testo condiviso che ho già predisposto e sto iniziando a far circolare». L’opzione La Russa sarebbe quella di «far confluire in un unico soggetto, che oggi si chiama Fratelli d’Italia, tutte le energie veramente disponibili. Certo, ci sono “soggetti” che devono capire che devono fare un passo indietro come ho fatto io».
L’incontro fissato con la Meloni: «Le chiediamo più coraggio»
Per i quarantenni, però, questa non è una strada percorribile, mentre la mediazione è possibile su «tempi, modi, organizzazione del nuovo soggetto», ha spiegato ancora Santoro, aggiungendo un netto «no ai veti, soprattutto sulle persone». «A Giorgia Meloni chiediamo più coraggio. Metta le cuffie come in un vecchio quiz di Mike Bongiorno, si isoli e abbia il coraggio di rappresentare ciò che guarda avanti», è stato l’appello dei quarantenni, che hanno ribadito come FdI, pur avendo avuto il merito di mantenere viva la destra nella rappresentanza parlamentare, non è riuscita ad aggregare un elettorato che – è il ragionamento – ancora resta orfano di un punto di riferimento. «Lo sforzo politico – hanno concluso i quarantenni – deve essere quello di rappresentare un mondo più ampio, quella destra diffusa che ci chiede di dare vita a un nuovo partito degli italiani».