I Giovani di Confindustria contro Renzi: «Non ha visione da statista»
Sul governo Renzi, i Giovani di Confindustria di Marco Gay non la pensano come i seniores di Giorgo Squinzi. Dal palco dell’annuale convegno di Capri, il leader dei Giovani imprenditori lancia pesanti bordate contro la manovra a economica appena varata dall’esecutivo. “All’Italia, ora più che mai, serve una visione da statista, non da politico”, avverte Gay. Lo sottolinea dopo aver indicato che “decidere quali imposte abbassare è solo una scelta politica”, e che la priorità sarebbe dovuta essere quella di alleggerire il peso fiscale su imprese e lavoro. “Non possiamo continuare a tassare e demoralizzare chi investe, chi produce, chi lavora, chi fa impresa, chi manda avanti il Paese”.
I Giovani di Confindustria non gradiscono il possibile slittamento della riduzione dell’Ires. Nel tagliare le tasse la “priorità” dovrebbe essere “lavoro e aziende”, “invece il governo ha deciso di alleggerire quelle su 45mila ville e castelli”. Per i Giovani imprenditori servono “coperture certe per una misura che non tocchi solo pmi o Mezzogiorno o che parta dal 2017 ma che riguardi tutte le imprese, da subito, e che valga 5 punti” di Ires. “Non possiamo continuare a tassare e a demoralizzare chi fa impresa. La vera patrimoniale è su di loro”. I Giovani di Confindustria ribadiscono una amara e assurda verità: le imprese “pagano 65 euro di tasse ogni 100 euro di guadagni. I lavoratori quasi 50”. Va tassato invece “chi vive di rendita, chi ha patrimoni fermi”.
Durissimo è poi il giudizio sulle politiche di incentivo alle imprese del Mezzogiorno, politiche che prima sono state annunciate con enfasi e che poi sono regolarmente finite nel dimenticatoio. “Dove è finito il master plan per il Sud annunciato ad agosto” dal governo? chiedono i Giovani di Confindustria. Ora “sarebbe un insieme di misure che, in tutto, valgono 150 milioni quest’anno su una Finanziaria che vale quasi 30 miliardi”. E “non ci sono” i crediti d’imposta per investimenti, ricerca, sviluppo. “Così è troppo poco, quasi inutile”. La “marcia” di Renzi è assai meno trionfale di quanto sembrerebbe dalla lettura dei grandi giornali vicini al governo.