Marino taglia nastri e “minaccia” il Pd: «La mia giunta guarda avanti»
«La mia è una giunta che lavora e che guarda avanti». Ignazio Marino ostenta distacco e, nel corso dell’inaugurazione di un viadotto alla periferia Roma, continua a lanciare messaggi che alimentano dubbi sulla conferma delle sue dimissioni e incertezza sul futuro della città, oltre che caos all’interno del Pd.
Il solito refrain, anche mentre si aprono i processi…
Il refrain è sempre lo stesso: «Questa città ha patito corruzione e criminalità, noi abbiamo mostrato discontinuità». Un ritornello auto-assolutorio che suona piuttosto stonato all’indomani della calendarizzazione, per il 26 novembre, del processo con rito abbreviato, tra gli altri, per l’ex assessore alla Casa della giunta Marino, Daniele Ozzimo, e per l’ex consigliere di maggioranza, Massimo Caprari, oltre che per un paio di collaboratori di Luca Odevaine, già potentissimo braccio destro di Veltroni, poi promosso a capo della polizia provinciale da Nicola Zingaretti.
Un cittadino riporta Marino con i piedi per terra
Ma il sindaco dimissionario, ormai si sa, è così: ha sempre una sua versione dei fatti da proporre, salvo poi apparire come uno che, nella migliore delle ipotesi, si arrampica sugli specchi e, nella peggiore, proprio non la racconta giusta. Un po’ quello che gli è successo anche in occasione della sua sortita in periferia, svolta in uno stile perfetto più per un candidato in campagna elettorale che per un sindaco dimissionario. «Questo ponte è stato realizzato in pochi mesi, come lavori in via Marsala. Domani e dopodomani inaugureremo altri cantieri, Roma deve andare avanti», ha detto Marino, che però non ha fatto i conti con la memoria dei romani, che la città la vivono davvero. «Il cantiere c’è da due anni, sindaco», gli ha ricordato un cittadino.