La memoria corta di Pisapia. Di Mike Bongiorno ricorda solo che era partigiano
A Milano ora c’è via Mike Bongiorno, nella zona di Porta Nuova, il quartiere moderno dei grattacieli. Mike Bongiorno, volto amato, nel cuore di tanti italiani ancora a 6 anni dalla sua morte, ha lo spazio che merita nella città dove ha vissuto e lavorato con una serietà professionale ineccepibile. Sono patetiche le parole del sindaco Giuliano Pisapia che, nell’inaugurare la via, fa del Mike nazionale, che ben sappiamo non essere amato dalla sinistra, un “santino” di maniera, un eroe politicamente corretto per il semplice fatto di essere stato partigiano. Dimenticando tutto il resto della vita di Mike Bongiorno che ne fa una figura niente affatto ascrivibile al Pantheon della sinistra di cui Pisapia è espressione. Anzi. Il sindaco, in particolare, ha voluto ricordare che «Mike è stato una staffetta partigiana, ruolo che gli costò una lunga detenzione a San Vittore e la deportazione nei campi di concentramento nazisti. Si salvò miracolosamente ma quella esperienza lo segnò profondamente». «Dedicare una via in questo quartiere, che rappresenta l’innovazione milanese, è un segno di stima, di affetto e di gratitudine», ha detto il sindaco Giuliano Pisapia.
Mike Bongiorno e gli spot del ’94
La parola gratitudine è certo fuori luogo per molti amici di Pisapia. La sinistra nel 1994 lo insultò e lo biasimò senza ritegno. Il sindaco dalla memoria corta dovrebbe andare a rivedere i video – ce ne sono tanti online, ma quello qui pubblicato li riassume bene tutti – in cui Mike Bongiorno, nel periodo preelettorale che portò al governo Silvio Berlusconi – esternava fieramente la sua intenzione di voto per il patron di Mediaset, di cui fu stretto collaboratore da sempre, decretando il successo storico di molti programmi. Uno per tutti La ruota della fortuna che tenne a battesimo l’attuale premier, Matteo Renzi. In una serie di interventi-spot con altri illustri protagonisti delle reti di Berlusconi – Elia, Vianello, tra gli altri – Mike diceva espressamente perché gli italiani avrebbero dovuto dare fiducia a Berlusconi: i posti di lavoro creati, le assunzioni effettuate dalle sue aziende in un clima generale di licenziamenti. Quel passato sfugge evidentemente a Pisapia. Perché non ha ricordato quando Mike Bongiorno a proposito del Cav diceva: «È uno che fa quel che promette. Guardate cos’ha cambiato qui, nella televisione. Pochi lo conoscono come me. Abbiamo cominciato insieme, lavorando per 10- 12 ore, è una persona instancabile. Se fra una settimana trionferà , si aprirà un periodo felice per tutti noi. Penso che andremo molto lontano».
L’articolo dell’Espresso
La figura di Mike Bongiorno, insomma, non si può spiegare soltanto con la partecipazione giovanile alla lotta resistenziale, ma a Pisapia fa difetto la memoria. Basterebbe la sua amicizia personale e professionale con Silvio Berlusconi dai primordi di Fininvest, ma anche le sue simpatie monarchiche, a farglielo detestare e a renderlo un corpo estraneo al mondo di sinistra. Invece Pisapia fa come fanno tutti a sinistra: espungere la memoria scomoda e salvare la memoria della resistenza, ultimo baluardo ideologico. Ma poi le cose cambiano, se persino quando Mike morì, l‘Espresso scrisse in un articolo commemorativo che proprio nel ’94 «la sinistra inizia a detestarlo, viene considerato uno strumento culturale della destra. Che non perde l’occasione e sfrutta la popolarità del presentatore proponendolo come senatore a vita». Ciò precisato, Mike merita un a via a Milano per il semplice fatto di essere Mike, un’icona della storia della televisione, capace di battute corrosive, gaffe adorabili e memorabili, innovatore, protagonista di una tv di qualità, ironico e autoironico, sincero sempre.