Il ricordo di Bob Denard, il mercenario che difese sempre i più deboli

14 Ott 2015 17:08 - di Antonio Pannullo

Otto anni fa moriva in Francia Bob Denard, soldato di fortuna, mercenario, protagonista della decolonizzazione, ma soprattutto soldato. Ovviamente non si chiamava così, era nato Gilbert Bourgeaud nel 1929 nei pressi di Bordeaux, nella Gironda. Figlio di un impiegato statale risolutamente anticomunista, Denard si arruolò giovanissimo nella Marine nationale e combatté nella prima guerra d’Indocina, intorno al 1950, che vedeva di fronte l’esercito coloniale francese e il Viet Minh, l’esercito indipendentista vietnamita. Fu lì che conobbe Jean-Marie Le Pen, con cui rimase amico tutta la vita. Tornato il patria, proseguì la carriera militare e fu nei reparti antiterrorismo in Marocco. Successivamente prese parte alla guerra d’Algeria, e partecipò a un attentato contro l’esponente della sinistra francese Pierre Mendès France, che stava negoziando il ritiro dall’Indocina e dall’Algeria. Dopo un anno di carcere, Denard tentò di vivere da borghese, facendo il rappresentante di lavatrici, ma non ce la fece: letto un annuncio di Moise Ciombè che cercava soldati per liberare il Katanga, la regione del secessionista del Congo, partì senza indugio, diventando celebre per le sue imoprese, tra le quali quella della liberazione da parte dei mercenari occidentali dei civili intrappolati a Stanleyville, che stavano er essere massacrate dalla soldataglia congolese. Esistono delle eloquenti immagini di quei drammatici giorni. Lì i mercenari riuscirono ad arrivare prima dei parà belgi, evitando un bagno di sangue dei coloni. Dal 1961 al 1963 Denard e gli altri mercenari scrissero una delle più affascinanti pagine della storia del Novecento, diventando personaggi leggendari nell’immaginario di più di una generazione, visti come cavalieri di ventura che difendevano la libertà di un piccolo Paese, il Katanga, contro il gigante Congo, appoggiato e sostenuto da tutti i Paesi del mondo che volevano impossessarsi delle sue ricchezze. Fu in questa occasione, come molti testimoniarono tra cui lo stesso Denard, che le truppe delle Nazioni Unite si macchiarono di orrendi delitti contro i katanghesi, giungendo al punto di sparare suui mezzi della Croce Rossa. Tra l’altro, fu in questo clima che fu realizzato l’eccidio di Kindu, il massacro dei nostri aviatori da parte delle truppe comuniste di Patrice Lumumba, controverso leader congolese. Pochi sanno che i responsabili del massacro furono arrestati dalla gendarmerie di Ciombè ma che poi furono fatti rilasciare dai caschi blu…

Denard salvò i coloni belgi dal massacro

All’epopea del Katanga parteciparono soldati di ventura di tutte le nazioni: belgi, olandesi, francesi, sudafricani, rodesiano, inglesi e anche diversi italiani: la memorialistica è sterminata, ma certamente va citato il libro Congo sporco affare scritto da uno dei consiglieri militari di Ciombè, Enzo Generali, per le Edizioni Europa, che affronta l’argomento dello sfruttamento delle immense risorse minerarie del Katanga da parte delle multinazioni americane. Ma nel 1963, col fallimento della lotta indipendentista, Denard e i suoi furono costretti a riparare in Angola e lo stesso Ciombé dovette andare in esilio a Madrid. Ma l’anno successivo il presidente Kasavubu richiamò Ciombè dall’esilio affidandogli la carica di premier del Congo, e così tornarono anche i mercenari occidentali. In questi anni Denard e gli altri mercenari operarono in diverse nazioni africane, come Nigeria, Rhodesia, Benin, Gabon e in altri Paesi come lo Yemen. E quasi sempre, raccontò lo stesso Denard, tra i loro nemici, mischiati con le popolazioni locali, c’erano truppe cubane e cinesi, a riprova dello scontro tra comunismo e anticomunismo che aveva come teatro l’allora Terzo Mondo. Denard, come si accennava, non agì solo nella cosiddetta Françafrique, ossia le ex colonie francesi, ma anche ad esempio nel Biafra, sostenendo la lotta di quel popolo per l’indipendenza dalla feroce oppressione nigeriana: sappiamo come andò a finire, mezzo milione di morti per fame e la sconfitta degli affreux (i terribili) di Denard costretti alla fuga. Alla fine degli anni Sessanta, dopo la definitiva deposizione di Ciombè, finì anche l’epoca delle grandi guerre post coloniali in Africa, e iniziò quella delle Comore, remote isole ex francesi, ex basi per la tratta degli schiavi, le cosiddette Isole della Luna, alle quali Denard avrebbe legato il resto della sua vita. Nel 1977 tentò un colpo di Stato, fallto, nel marxista Benin, golpe chiamato “operazione gamberetti”, su istigazione del governo francese e degli alleati di Parigi nella regione. Dopo altre operazioni in giro per il mondo (guerra civile angolana, Gabon, tentativo di golpe in Rhodesia, Kurdistan, Libia, etc.) Denard fu attivo anche in Birmania, sostenendo la lotta del ppopolo Karen contro la repressione della giunta militare comunista al potere.

Denard sbarcò alle Comore su un gommone e 30 uomini

Tentò quattro volte di rovesciare il governo delle Comore, diventando anche capo delle guardie presidenziali e dove si convertì all’islam, morendo però cattolico romano. L’ultima spedizione fu nel 1995, con trenta uomini e a bordo di un gommone Zodiac: il vecchio soldato aveva 66 anni e finì anche in carcere. In quegli stessi anni tornò con i suoi mercenari nello Zaire, sostenendo Mobutu contro la rivolta di Laurent Desirée Kabila, e anche in quella circostanza, come tre decenni prima, i mercenari protessero le popolazioni dalla furia delle bande armate. Conobbe anche, e aiutò, Massoud, il patriota afghano che stimava moltissimo e che si batteva contro l’invasione sovietica. Nel 2006 Denard fu condannato a cinque anni di reclusione per l’affaire delle Comore, ma la pena gli fu sospesa per le sue aggravate condizioni di salute. L’anno successivo la sorella dava notizia della sua morte a Parigi.  Il funerale si svolse nella chiesa di Saint Francois Xavier. Il feretro uscì tra due ali di mercenari, seguito dai veterani, tutti con ilbasco da paracadutista e le decorazioni sul petto, accompagnato da due bandiere. Mentre il picchetto d’onore salutò militarmente, i mercenari intonarono la canzone d’addio Les oies sauvages (Le oche selvagge). Ha avuto sette mogli e otto figli. Denard ha ispirato libri, film, biografie. Ha scritto pure un’autobiografia, Le roi de fortune, e rilasciato numerose interviste.

Commenti

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  • Roberto 22 Febbraio 2018

    Anche un mercenario può avere una ideologia. Una etica. Merita sempre più rispetto di una politica falsa farisea e schifosa senza morale e democrazia.